"Per contrastare il terrorismo è inevitabile il risvolto militare. Qualcuno potrà scandalizzarsi, ma questi gruppi vanno affrontati anche sul piano militare. Non userò la parola combattere, altrimenti mi ritrovo nei panni del crociato...". Sono le parole del ministro degli Esteri Paolo Gentiloni in un'intervista rilasciata a Il Corriere della Sera, a commento delle parole di Papa Francesco sulla persecuzione dei cristiani nel mondo
"C'è una gravissima minaccia nei confronti di tanti cristiani in diverse parti del mondo. E bisogna fare di più - ha affermato il ministro - Ma da anni c'è un male europeo, quella miscela tra egoismo e ignavia che spinge a voltare lo sguardo dall'altra parte rispetto a ciò che accade oltre il nostro piccolo mondo antico. Per cui se proponi di intervenire contro il terrorismo fai un errore, se investi in attività di cooperazione e sostegno a favore dei profughi cristiani stai sprecando soldi, se adotti politiche di accoglienza agli immigrati compi una follia".
Purtroppo abbiamo già assistito a quel silenzio europeo vent'anni fa - ha aggiunto Gentiloni - quando le truppe guidate da Ratko Mladic massacrarono ottomila bosniaci musulmani a Srebrenica. Ora la persecuzione dei cristiani ci interpella ancora più da vicino perché riguarda la nostra identità e le nostre radici. Dobbiamo fare di più. Non possiamo stare in silenzio. Anzi, occorre dire anche le cose come stanno". "Facciamo parte di una coalizione militare anti Daesh impegnata soprattutto in Iraq e in Siria - ha proseguito - Ma in futuro si potrebbe valutare l'opportunità di contribuire al contrasto del terrorismo in Libia o di fenomeni come Boko Haram in Nigeria, per esempio.
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