Terzo valico, Tav e Tap: M5s verso la capitolazione

Dopo il dietrofront su gasdotto in Puglia e Passante di Bologna potrebbero cedere pure sulla Torino-Lione

Terzo valico, Tav e Tap: M5s verso la capitolazione

Il governo del «ni» paralizza l'Italia. Le retromarce del M5s rischiano di provocare più danni dei no. Sulle grandi opere, ma anche sulla tanto sbandierata guerra ai burocrati dell'Europa, i grillini, alla fine, cedono su tutta la linea. Però, nel frattempo, lo stallo, gli interventi a gamba tesa e le giravolte rallentano cantieri e lavori. Provocando sperpero di denaro pubblico e ritardi. Tav e Tap sono stati i due primi, e più eclatanti, casi su cui il M5s ha cancellato anni di battaglie. Ma non senza perdere tempo e fare danni: il ministro dello Sviluppo economico Luigi di Maio s'era inventato la favola dell'annullamento della gara per la riconversione dell'Ilva. Ammettendo, poi, come fosse impossibile azzerarla. E dunque riconfermando in toto il progetto del governo Pd.

L'ultimo fortino nella guerra dei Cinque stelle contro le grandi opere resta il blocco del cantiere dell'alta velocità Torino-Lione. È l'ultima bandiera a cui si aggrappa il Movimento. Prima della capitolazione definitiva. Ma anche in questo caso, il governo gialloverde mostra i primi cedimenti. Il segnale arriva, via Lega, dal Parlamento europeo. Il M5s ha sondato il terreno, tentando di far approvare un emendamento che avrebbe escluso l'opera dai nuovi finanziamenti della reti transeuropee Ten-T. Ma il blitz è fallito: la netta maggioranza dell'Eurocamera ha detto no all'emendamento. E tra i no c'erano anche gli alleati (in Italia) leghisti. Eppure, i voti degli europarlamenti del Carroccio non erano decisivi per respingere l'emendamento. Ma forse, Matteo Salvini ha voluto spedire un messaggio a Di Maio: i lavori per la Tav devono continuare. E c'è da scommettere che, dopo lo schiaffo europeo, anche l'analisi costi benefici sull'opera, predisposta dal ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli, sancirà come l'alta velocità sia una opera irrinunciabile.

Ma intanto, tempo perso e tanto fumo negli occhi degli italiani. Sperando che il ministro non voglia, per sedare la rivolta degli attivisti, mettere le mani nel progetto, rischiando di creare altri disastri. Un rischio concreto, visto che già su un'altra opera, il Terzo valico, il ministro ha fatto retromarcia, annunciando il completamento dell'opera che collega Genova a Tortona e Novi Ligure. Toninelli ha impiegato sei mesi e stravolto il progetto per arrivare a una conclusione scontata.

Il ministro e i grillini hanno poi smontato il progetto del Passante di Bologna: opera in cantiere dagli anni 90. Ma il 7 dicembre scorso, Toninelli ha illustrato una rimodulazione del progetto. Tre possibili varianti che garantiscono piena sostenibilità ambientale, un ridottissimo consumo del suolo e costi abbattuti anche del 67%», il tutto con l'obiettivo di «un minor consumo del suolo», priorità grillina che in Emilia Romagna viene subito tradotta così: «È un mini allargamento della strada».

Quello dei passi indietro del M5S che tengono in ostaggio l'Italia è un film visto in tutta la sua pericolosità con il crollo del ponte Morandi: Di Maio e Toninelli hanno cambiato idea decine di volte su commissario, demolizione e ricostruzione. Alla fine hanno ceduto, affidando al sindaco di Genova Marco Bucci la ricostruzione.

Bucci che ieri ha aperto il cantiere e individuato le cinque ditte (Fagioli, Fratelli Omini, Vernazza Autogru, Ipe Progetti e Ireos) che cureranno le opere per la demolizione, rimozione, smaltimento dei materiali di risulta del Viadotto Polcevera. Insomma, dove non c'è la mano dei Cinque stelle, le opere procedono velocemente.

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