Il tesoretto che non c'è Anzi, non è mai esistito

Degli 1,6 miliardi, metà servono per non aumentare l'Iva, metà per rispettare il deficit. Ma il premier vuole un decreto

Il tesoretto che non c'è Anzi, non è mai esistito

Roma - Nella voliera del Def la razza più gettonata sono i gufi. Si iscrivono a questa specie Banca d'Italia, Istat ed Ufficio parlamentare di Bilancio. Tutti a dire la stessa cosa: il tesoretto non esiste.

Verità inconfutabile nei numeri già al momento dell'elaborazione del Def. Ma che Palazzo Chigi ha stressato, riducendo il deficit di quest'anno dal 2,6 al 2,5%. La differenza, lo 0,1% del Pil (1,6 miliardi), avrebbe dovuto rappresentare il tesoretto di quest'anno. Da destinare, a ridurre le aree di povertà.

Al di là della circostanza che questa riduzione del deficit è arrivata grazie ad un dimezzamento dell'avanzo primario (per intenderci, è stata ridotta la quota di gettito necessario per ridurre il debito), una volta che questo «bonus» è emerso ha messo gola a tutti.

In primis, alla Ragioneria generale dello Stato; eppoi, alla Commissione europea. Gli uomini di Daniele Franco, infatti, hanno individuato in una parte (la metà) del tesoretto le risorse necessarie per evitare di far scattare quest'anno le clausole di salvaguardia; che, altrimenti, si tradurrebbero in un aumento dell'Iva per 800 milioni (10 miliardi è l'ammontare delle clausole di salvaguardia per il 2016).

Ma, visto che il governo ha messo nero su bianco l'esistenza di un miglioramento del deficit (sebbene di uno scarso 0,1%), s'è fatta viva nei giorni scorsi con il ministero dell'Economia anche la Commissione europea. In un appunto riservato, la direzione di Moscovici ha ricordato all'Italia che la correzione strutturale dei conti pubblici di quest'anno è stata dello 0,2%; a fronte di uno 0,25% accordato in nome della flessibilità europea, alla luce della recessione economica.

Secondo i Trattati, tutti i Paesi dovrebbero correggere il deficit strutturale dello 0,5% all'anno. Quest'anno all'Italia - per via della flessibilità - è stato concesso di correggere il parametro dello 0,25%. Ma la Commissione ha scoperto che quello 0,25 è diventato 0,2. Ne consegue che all'appello di Bruxelles manca lo 0,05%. Che, guarda caso, corrisponde proprio ad 800 milioni: l'altra metà del tesoretto .

Insomma, il bonus virtuale (non è mai esistito, nemmeno al momento della stesura del Def), è stato già prenotato da Ragioneria e Commissione europea.

Matteo Renzi, però, si è impegnato e vuole che questo tesoretto ricompaia ugualmente in un decreto legge che il governo dovrebbe varare prima delle elezioni amministrative. Cioè, entro metà maggio.

Ma c'è un problema. Seppure a livello virtuale, la contabilità pubblica potrà «fotografare» questo 0,1% di minore deficit soltanto nel documento chiamato Bilancio di assestamento; che, per tradizione, viene approvato dal consiglio dei ministri nella seconda metà di giugno.

Quindi, al momento del decreto sul tesoretto, il ministero dell'Economia non può utilizzare questo miliardo e mezzo. Renzi, però, vuole questo decreto. E vuole il tesoretto prima delle Regionali. All'Economia - su stimolo dei pontieri della Rgs con Palazzo Chigi - stanno riflettendo su una soluzione legislativa. Vale a dire, varare un decreto che stanzia 1,6 miliardi: così come chiede il presidente del Consiglio.

E dare al provvedimento una copertura finanziaria recuperata da tagli lineari ai vari ministeri.

Si tratterà - dicono gli esperti - di una copertura a tempo: un mese e poco più. Fintanto che il Bilancio d'assestamento non «fotografi» lo 0,1% di minor deficit (che, comunque, non esiste).

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