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Quel tesoro da 400 milioni che sfuggirà ai terremotati

A rischio anche i fondi statali ed europei. E Celani (FI) denuncia: "Nelle Marche saranno distribuiti alle aziende amiche"

Quel tesoro da 400 milioni che sfuggirà ai terremotati

Sono già disponibili i 400 milioni delle risorse aggiuntive per le zone terremotate, mancano solo i progetti. Ma il rischio è sempre quello denunciato per i 33 milioni dei fondi solidali arrivati con gli sms e cioè che il denaro vada a finire più ai comuni fuori dal cratere che a quelli dentro.

Tra le regioni che si spartiranno il denaro la parte del leone la fa la Regione Marche, cui sono destinati 243 milioni. Vi potranno accedere 87 comuni terremotati e ben 13 che non sono stati colpiti. I primi sono dell'entroterra, con piccole e medie imprese soprattutto a conduzione familiare, che fanno formaggi e salsicce, coltivano la terra e lavorano tessuti e metalli. Gli altri, nelle valli e sulle coste, sono nell'area delle grandi industrie, famose per prodotti d'eccellenza, dalle scarpe agli elettrodomestici all'abbigliamento. Chi pensate che metterà le mani sulla fetta maggiore dei fondi, perché sarà in grado di presentare progetti per innovazione tecnologica, risparmio energetico (52 milioni per questo), formazione?

«Abbiamo calcolato - spiega Piero Celani, vice presidente azzurro della Commissione Attività produttive della Regione- che circa 150 milioni andranno a zone che nulla hanno a che fare con il sisma, mentre quelle devastate avranno le briciole. Il problema è che l'Europa pone il vincolo che i finanziamenti siano allargati a comuni limitrofi a quelli terremotati e pretende che la programmazione sia ordinaria e non straordinaria, malgrado l'emergenza sia tuttora in atto. E l'Italia, fatta di burocrati e politici che guardano ai loro interessi, non sa imporsi. In Regione dicono che se non si allarga il bacino dei comuni si rischia di non accedere a tutti i fondi. Noi, dell'opposizione ma non solo, replichiamo che se i privati non si muovono abbastanza si potrà intervenire con opere pubbliche, strade per cominciare. Che se al primo bando non tutte le risorse saranno assorbite se ne farà un altro. Sono i comuni terremotati i primi ad dover essere aiutati, non si può rischiare che le popolazioni si spostino in massa verso la costa, come sta succedendo».

Giovedì ci sarà l'incontro «fondamentale» e la commissione regionale chiederà di cambiare il piano all'assessorato alle Politiche comunitarie, che gestisce i nuovi fondi. Celani, già sindaco di Ascoli Piceno e presidente della Provincia, è sul piede di guerra ma sulla stessa posizione c'è il presidente della commissione, il dem Gino Traversini. Solo che le resistenze in alto sono forti e il tesoro dei 243 milioni rischia di andare ad ingrassare chi già sta bene e non aiutare chi è al collasso. «Se invece di far arrivare denaro ai colossi industriali - spiega Celani- dispensassimo somme anche 100-300 mila euro alle piccole aziende terremotate dell'entroterra, che impiegano 10-15 persone, le salveremmo. Moltissime, manifatturiere, agroalimentari, turistiche, hanno perso macchinari, punti vendita, strade di accesso e solo così potrebbero riacquistare capacità produttiva e competitività. Altrimenti, finirà come per le offerte via sms. Il sindaco Pirozzi ha ragione quando dice che Amatrice e Arquata non ne hanno visto l'ombra.

Noi abbiamo bloccato la pista ciclabile, ma con quei soldi vogliono fare una strada che non interessa le zone terremotate ma, guarda caso, porta alle grandi fabbriche».

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