New York Donald Trump mette un punto alla più lunga paralisi dell'amministrazione federale che la storia americana ricordi, raggiungendo un accordo con i democratici per lo stanziamento delle risorse necessarie a tenere aperto il governo per tre settimane. Non si tratta però di una risoluzione definitiva dello shutdown, che ha tenuto il Paese impantanato per 35 giorni, ma solo di una sospensione. Mentre nel frattempo andranno avanti i negoziati sulla proposta di finanziare l'agognato muro al confine con il Messico.
«Sono molto orgoglioso di annunciarvi la fine dello shutdown», afferma il presidente americano dal Rose Garden della Casa Bianca, annunciando «l'intesa-tampone» con i leader del Congresso. «Firmerò una legge per riaprire il governo per tre settimane, e mi assicurerò che tutti i dipendenti federali ricevano lo stipendio il prima possibile», continua, promettendo che i lavoratori saranno risarciti per le ultime cinque settimane in cui non hanno ricevuto il salario. E questo «accadrà velocemente». Nell'accordo non sono compresi i fondi per il muro, e per questo la marcia indietro del Commander in Chief è vista come un'importante vittoria politica per la speaker della Camera Nancy Pelosi. «Il Congresso ha detto che sono per la completa sicurezza alle frontiere e finalmente hanno riconosciuto pienamente che avere barriere, recinzioni o muri - comunque volete chiamarlo - sarà una parte importante della soluzione», spiega invece Trump. «È buon senso, i muri funzionano, non dovrebbero essere controversi», ripete, spiegando che una commissione bipartisan lavorerà a un pacchetto di norme per rafforzare la sicurezza al confine: «Ci sono muri intelligenti, non invasivi, e tecnologie che si possono utilizzare per proteggere la frontiera attraverso i droni». «Penso che lavorando con repubblicani e democratici - chiosa il presidente - possiamo trovare un grande accordo per tutti sulla sicurezza». Tuttavia, avverte che se non si arriverà ad un compromesso «giusto» entro la metà di febbraio, ci potrebbe essere un nuovo shutdown, oppure potrebbe dichiarare l'emergenza nazionale.
«Non siamo d'accordo su tutto, ma siamo d'accordo sulla necessità di nuove tecnologie ai porti d'ingresso», commenta da parte sua il leader della minoranza dem in Senato, Chuck Schumer: «Credo che da entrambe le parti ci sia la volontà di raggiungere un'intesa». L'annuncio di Trump è arrivato a sorpresa a poche ore di distanza da quando i media Usa affermavano che la Casa Bianca stava preparando una bozza di dichiarazione dello stato di emergenza nazionale, individuando oltre 7 miliardi di dollari da destinare alla costruzione del muro. Bozza nella quale si spiegava come il massiccio afflusso di stranieri che entrano illegalmente negli Stati Uniti ogni giorno è una minaccia diretta alla sicurezza del nostro Paese e costituisce una emergenza nazionale». A spingere Trump al compromesso potrebbero state le ultime notizie che raccontavano del caos in diversi aeroporti americani, in grave difficoltà a causa dello shutdown.
Molti addetti della Transportation Security Administration non pagati per la paralisi del governo non si sono recati al lavoro, e a causa della carenza di controllori la Federal Aviation Administration ha iniziato a fermare i voli in arrivo allo scalo La Guardia di New York. Oltre ad avvertire di possibili ritardi anche nell'aeroporto di Newark, in New Jersey, e Philadelphia, Pennsylvania.
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