Tria cerca il compromesso ma l'Europa lo schiaffeggia

Al vertice dei ministri economici c'è un clima ostile Moscovici: «Governo illiberale». Conte: «Sì al dialogo»

Tria cerca il compromesso ma l'Europa lo schiaffeggia

A Giovanni Tria è toccato subire il rimbrotto dei colleghi irlandese, spagnolo e portoghese. Rappresentanti di paesi che negli anni scorsi hanno usufruito del salvataggio europeo. È mancato solo l'appello della Grecia, per il resto tutti i ministri delle Finanze dell'Eurozona hanno dato il loro appoggio alla Commissione europea. Giusta la decisione dell'esecutivo Ue di respingere al mittente la legge di Bilancio italiana. Quindi, via libera all'organismo guidato da Jean Claude Juncker per una trattativa con margini di tolleranza risicatissimi.

All'Eugruppo di ieri il ministro dell'Economia ha ufficialmente difeso la Legge di Bilancio e le cifre inviate a Bruxelles, definendo il deficit al 2,4% una deviazione «non grave» rispetto agli obiettivi. Poi ha iniziato a sondare possibili compromessi, ad esempio sul deficit strutturale o su un ridimensionamento di alcune misure della manovra.

Ufficialmente i ministri finanziari dell'Area euro non hanno preso nessuna decisione, ma l'orientamento degli stati dell'Euro è chiaro. I conti italiani del 2019 non devono passare. Tria non ha trovato nessuna sponda per fare passare la riforma delle pensioni e il reddito di cittadinanza.

All'Italia è stato comunque garantito che la trattativa andrà avanti senza preclusioni. Una «mano tesa», come l'ha definita il ministro francese Bruno Le Maire. La manovra italiana «è una cosa che starà con noi per un po'», ha ammesso il presidente dell'Eurogruppo Mario Centeno, che nella veste di ministro delle finanze del Portogallo ha sottolineato l'importanza della «sostenibilità del debito». Comunque non ci saranno accelerazioni nella procedura di infrazione.

In un gioco delle parti non casuale la parte dialogante è toccata a paesi latini governati dalla sinistra, in particolare la Francia. Il ruolo del poliziotto cattivo è di nuovo andato al paese guidato dal governo al quale partecipa un partito populista simile alla lega, l'Austria di Sebastian Kurz. Il ministro Hartwig Loeger, ha detto di aspettarsi che la Commissione «resti coerente e rigida» con l'Italia.

La trattativa sulla legge di Bilancio è legata alla riforma del meccanismo Salva Stati, con la proposta decisamente svantaggiosa per l'Italia della Nuova Lega Anseatica, dieci paesi minori del Nord Europa compresa la Slovacchia il cui ministro Peter Kazimir ieri ha detto senza giri di parole che le decisioni del governo di Roma stanno «mettendo a rischio» l'Eurozona.

Più prudente il ministro tedesco Olaf Scholz: «Ognuno è responsabile del proprio bilancio». Ma «il problema maggiore che gli Stati devono affrontare è il rifinanziamento del proprio debito». Come dire, il giudizio lo daranno i mercati.

La Commissione europea si è fatta sentire con il responsabile degli affari Economici Pierre Moscovici, che ha prima detto di non volere una sanzione contro l'Italia (sarebbe «l'esito peggiore») poi ha attaccato frontalmente il governo italiano, accusando Matteo Salvini di «nazionalismo e xenofobia» e di avere dato vita a una «democrazia illiberale». Parole da candidato del Partito socialista francese, che hanno dato a Salvini l'occasione per rispondere a tono: «Ma oltre ad insultarmi questo signore non ha nient'altro da fare???».

Anche il premier Giuseppe Conte ha replicato a Mocovici: «Voglio parlare con la Commissione Ue nelle sedi appropriate e in quelle sedi ribadirò la nostra posizione. Non voglio neppure immaginare che la Commissione sia condizionata da valutazioni di ordine politico».

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