Tria tiene chiusa la borsa: ecco le promesse che saltano

Il ministro: "Deficit giù al 2,3%". Niente più bonus per le famiglie con figli e anche la flat tax si allontana

Tria tiene chiusa la borsa: ecco le promesse che saltano

Il ministro Giovanni Tria si trova tra due fuochi. Da una parte ci sono la Commissione e il Consiglio europeo ai quali bisogna far digerire il messaggio che i conti italiani non sono poi messi così male e quindi non serve una manovra. Dall'altra i partiti di maggioranza a caccia di tesoretti, entrambi sicuri che ci siano surplus di bilancio da spendere nelle misure di bandiera.

Il risultato di queste due pressioni è una cifra che il ministro ha reso nota solo ieri. Il rapporto deficit-Pil italiano per il 2019 potrebbe attestarsi 2,1%-2,2%, ha spiegato Tria a margine del G20 che si tiene a Fukuoka, in Giappone. L'ultima previsione ufficiale del governo è quella di aprile, il 2,4%, decisamente in rialzo rispetto al 2,04% di dicembre.

La ragione di questo miglioramento nei conti sono le minori spese per il reddito di cittadinanza e Quota 100. Il sussidio caro al M5s di Luigi Di Maio e la riforma previdenziale voluta dalla Lega di Matteo Salvini sono finanziati da un fondo creato con la Legge di Bilancio. Gli stanziamenti si sono rivelati eccessivi rispetto alle adesioni. Già da un po' si era parlato di minori spese per un miliardo dal sussidio (poi saliti a circa 1,3 miliardi) e altre spese minori anche da Quota 100. A questi il ministro ha aggiunto altri risparmi non precisati.

Fare accettare questa contabilità all'Ue rappresenterà una sfida non facile per Tria. Ma il ministro dovrà anche convincere i due vicepremier che non è immaginabile un utilizzo delle risorse risparmiate per finanziare altre misure.

Luigi Di Maio pochi giorni fa ha di nuovo chiesto misure per la famiglia da finanziare con il miliardo del reddito di cittadinanza. È il decreto che conteneva il bonus bebè, assegno unico per le famiglie dove nasce o viene adottato un bambino con un Isee fino a 50mila euro. Erano previste maggiorazioni dell'assegno in caso di figli disabili (per volontà della Lega). C'era anche il dimezzamento delle rette degli asili nido e agevolazioni per le baby sitter. Tutte misure destinate a saltare. Il decreto famiglia è ancora nei cassetti del dicastero del Lavoro guidato da Di Maio e probabilmente dovrà restarci.

L'impegno di Tria nel ridurre il deficit e il tentativo di farlo senza ricorrere a manovre correttive, mette anche la prossima legge di Bilancio 2020 su un binario che non potrà che portare a esclusioni eccellenti. Se da un lato la sterilizzazione degli aumenti Iva è un impegno del governo e la flat tax è un must di Matteo Salvini, il costo di entrambe le misure è tra i 40 e i 50 miliardi di euro.

Non c'è spazio per metterle nella legge. Anche in questo caso ci sono da una parte le aspettative di Bruxelles, che vorrebbe fare aumentare l'imposta sul valore aggiunto facendo passare alcune categorie merceologiche dall'aliquota agevolata a quella ordinaria. Dall'altra quelle della maggioranza che dà per scontata la sterilizzazione degli aumenti Iva e sogna una riforma fiscale costosa.

Se non sarà coperta da una revisione delle agevolazioni fiscali, non si potrà fare. Quindi, a rischio anche deduzioni e detrazioni che riguardano la sanità o i mutui.

A Bruxelles non è aria di sconti all'Italia. Ieri il commissario agli Affari economici Pierre Moscovici ha detto che Tria «è consapevole di quello che deve fare». Quindi, il Tesoro deve fornire «dati, cifre» compatibili con l'accordo raggiunto in dicembre tra il governo e la Commissione. Poi «avere serie rassicurazioni che il bilancio del 2020 sia sostenibile». Il messaggio è chiaro: coperture solide quest'anno e anche il prossimo. Difficile evitare un aumento dell'Iva.

Avvertimento legato all'avvio della procedura di infrazione per debito eccessivo. Tria al G20 si è detto fiducioso che con la Commissione europea «troveremo una soluzione perché il governo italiano è solito rispettare le regole di bilancio dell'Ue».

Per il ministro dell'Economia del governo Conte restano da discutere con l'Europa solo «degli indicatori». Sempre che la maggioranza rinunci a ogni misura di spesa quest'anno e anche il prossimo. Ma questo Tria non lo dice, perlomeno non apertamente.

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