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Tripoli vuole soldi per gli sfollati e radar per i guardiacoste

Tripoli vuole soldi per gli sfollati e radar per i guardiacoste

Aiuti per gli sfollati libici dell'assedio di Tripoli e nuovi centri di detenzione dei migranti più umani e distanti dal fronte. Radar per potenziare la Guardia costiera nella lotta all'immigrazione clandestina. E niente tentennamenti nell'appoggio politico e internazionale al governo di Fayez el Serraj contro il generale Khalifa Haftar.

I libici stanno presentando il conto alle anime belle del governo italiano, assediato da Ong e parte della sinistra, che vorrebbero addirittura abolire il memorandum fra Roma e Tripoli. Le squadre dei rispettivi Paesi sono al lavoro per rimodellare il memorandum, che è stato rinnovato in automatico per tre anni. Il ministro dell'Interno libico Fathi Bashaga nella sua visita a Roma di lunedì ha chiesto aiuto per i 300mila sfollati della battaglia di Tripoli. Alcuni centri di detenzione vicini al fronte verranno chiusi e l'Italia ricorda ai libici che i minori non possono venire internati. Incontrando Bashag, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio (nel tondo) ha annunciato emendamenti al memorandum «con particolare riguardo al rispetto dei diritti di migranti e richiedenti asilo». Forse si è scordato che aveva di fronte chi ha firmato l'accordo militare con i turchi con ben altro per la testa. Tripoli chiede più appoggio per la Guardia costiera compresi radar che intercettino i gommoni dei trafficanti subito alla partenza. Le operazioni in mare rallentano perché i libici non sanno dove mettere i migranti riportati indietro.

Il ministro dell'Interno, Luciana Lamorgese, ha ipotizzato di «incentivare i programmi già in atto» ma ha ricordato, lavandosene le mani, «che gli aspetti propriamente politici del rapporto tra i due Paesi sono di competenza di Palazzo Chigi e della Farnesina».

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