La crisi del Russiagate potrebbe avviarsi verso un punto di non ritorno. C'è chi evoca l'impeachment per Donald Trump e il presidente degli Stati Uniti deve far fronte ad attacchi concentrici, mentre dalla Russia arriva l'offerta di difesa da parte Vladimir Putin, che potrebbe tuttavia rivelarsi più scomoda che risolutiva. Il Cremlino è pronto a consegnare agli Usa le registrazioni dell'incontro tra il tycoon e il ministro degli Esteri di Mosca, Sergej Lavrov, durante il quale Trump avrebbe svelato (per il Washington Post) informazioni altamente classificate. «Se l'amministrazione Usa è d'accordo noi siamo disposti a pubblicare il testo dell'incontro, è impossibile immaginare una bufala del genere» ha spiegato Putin, affermando che «in America si sta sviluppando una specie di schizofrenia politica». Parole che hanno scatenato reazioni (bipartisan) tra l'ironia e lo sdegno a Capitol Hill, dove in molti affermano che qualsiasi prova fornita da Putin non avrebbe grande credibilità.
Ma il caos intorno al Commander in Chief si allarga: una nuova grana arriva da un'indiscrezione del New York Times, secondo cui Trump in febbraio chiese a James Comey, all'epoca direttore dell'Fbi, di chiudere l'indagine su Michael Flynn, il consigliere alla sicurezza nazionale costretto alle dimissioni a causa del Russiagate. Il giornale cita un documento scritto dall'ex numero uno del Bureau, ma la Casa Bianca smentisce: «Il presidente non ha mai chiesto a Comey o ad altri di fermare le indagini su Flynn». I timori sulla stabilità di Trump, però, trascinano al ribasso Wall Street e di conseguenza Milano e le piazze europee. E non si arresta la caduta del dollaro sui mercati, con l'euro che sale a 1,111, toccando i massimi degli ultimi sei mesi.
The Donald intanto, parlando ai cadetti della Guardia Costiera in Connecticut, assicura di non avere alcuna intenzione di mollare e punta il dito contro i media: «Nessun politico nella storia è stato trattato peggio e più ingiustamente di me - ha detto - Non smetterò mai di combattere per voi, non sono stato eletto per servire i media di Washington». Anche lo speaker della Camera, Paul Ryan, ha ancora fiducia in lui, e ha invitato a mantenere la calma, sottolineando che «c'è bisogno di fatti prima di arrivare a conclusioni affrettate, non si può avere a che fare solo con speculazioni». Nel frattempo il presidente della commissione vigilanza della Camera, il repubblicano Jason Chaffez, ha chiesto all'Fbi di consegnare tutti i documenti delle comunicazioni fra Comey e Trump. Medesima domanda è arrivata dai leader della commissione intelligence del Senato, che hanno invitato Comey a testimoniare in seduta pubblica e a porte chiuse. La vicenda ha causato una profonda spaccatura all'interno del partito repubblicano, e per il senatore John McCain gli scandali di The Donald stanno addirittura assumendo le «dimensioni» del Watergate: «Abbiamo visto questo film in precedenza, e ciò non è buono per il Paese».
Ancora più duri i democratici, tra i quali si è scatenata la rivolta. Nancy Pelosi, leader della minoranza alla Camera, ritiene che se la ricostruzione di Comey è vera il presidente «ha commesso un grave abuso del suo potere esecutivo. Nel peggiore dei casi si è trattato di ostruzione alla giustizia». E per alcuni questo porterebbe più vicino a un possibile impeachment.
Come il parlamentare dem Al Green, che ha già annunciato di chiedere la messa in stato di accusa per Trump. Non è chiaro però quanti siano disposti ad appoggiarlo, visto che per ora non è stata condotta alcuna indagine e non ci sono prove concrete di ostruzione alla giustizia da parte del presidente.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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