D onald Trump fa una nuova vittima, e l'irrequieta amministrazione Usa perde un altro pezzo. Questa volta si tratta del ministro della Sicurezza Interna Kirstjen Nielsen, uno dei pochi membri femminili del governo, divenuta il volto della controversa politica del presidente americano sull'immigrazione, dal muro al confine col Messico alla separazione dei figli dei migranti, passando per il taglio degli aiuti ai Paesi dell'America centrale. Come da tradizione, anche lei è stata silurata con un tweet, dopo un burrascoco faccia a faccia alla Casa Bianca. «Il segretario della Homeland Security Kirstjen Nielsen lascerà la sua posizione e vorrei ringraziarla per il suo servizio - scrive Trump -. Kevin McAleenan, attuale commissario per la difesa delle dogane e del confine, diventerà segretario del dipartimento per la Sicurezza Nazionale. Ho fiducia che farà un grande lavoro». Una mossa che arriva a due giorni di distanza da quando il tycoon, frustrato per l'aumento dei migranti al confine sud, ha ritirato la nomina di Ronald D. Vitiello per la guida dell'agenzia per l'immigrazione, spiegando che vuole una direzione «più dura». E subito dopo è stato licenziato anche Randolph «Tex» Alles, direttore del secret service direttamente legato al ministro.
Ufficialmente Nielsen non è stata licenziata, ma se ne è andata rassegnando una lettera di dimissioni, tuttavia i media Usa riferiscono che lei non avrebbe avuto intenzione di lasciare. Sarebbe stata invece costretta a farlo da Trump, il quale più volte l'ha criticata per le sue posizioni, secondo lui non abbastanza dure, sui migranti. Nella lettera in cui il conferma l'addio, spiega che «nonostante i nostri progressi nella riforma della Homeland Security è il momento giusto per farmi da parte». «Spero che il prossimo ministro abbia il sostegno del Congresso e dei tribunali nel correggere quelle leggi che ci hanno reso più difficile difendere i confini d'America», continua. Nielsen, 46 anni, è stata nominata nel dicembre del 2017, quando il suo mentore John Kelly è diventato capo di gabinetto. I rapporti con The Donald non sono mai stati idilliaci, e infatti le voci di un suo allontanamento erano già circolate nell'autunno scorso. Ultimamente era stata al centro di tensioni con alcuni membri della Casa Bianca tra cui il falco Stephen Miller, principale consigliere di Trump sull'immigrazione, secondo i quali la protetta dell'ex chief of staff Kelly non ha fatto abbastanza per arginare le ondate di immigrati in arrivo al confine con il Messico, e non è stata in grado di portare avanti una linea sufficientemente dura e severa. L'addio di Nielsen è l'ultimo in ordine di tempo nell'amministrazione Usa, dopo Kelly, il segretario alla Difesa Jim Mattis, l'ambasciatrice all'Onu Nikki Haley, il ministro della Giustizia Jeff Sessions, quello dell'Ambiente Scott Pruitt, il consigliere per la Sicurezza Nazionale, H.R. McMaster, la direttrice della comunicazione Hope Hicks, il consigliere economico della Casa Bianca Gary Cohn. E ancora il segretario di Stato, Rex Tillerson, il ministro della Salute Tom Price, il capo di gabinetto Reince Preibus, il capo stratega Steve Bannon e il consigliere per la Sicurezza Nazionale, Michael Flynn.
Secondo le stime di Brookings Institution, tra i principali consiglieri di Trump (il cosiddetto «team A», che non comprende i membri del gabinetto), il turnover aggiornato al 25 marzo è pari al 66%, mentre 14 sono i membri del gabinetto che sono stati sostituiti.