Tutte le bugie del governo sul raid e gli ostaggi in Libia

Bombe su Sabrata: Roma era informata. Poi i controlli su resti e rovine per cercare gli italiani. Ma per Gentiloni "non sapevamo dove fossero"

Tutte le bugie del governo sul raid e gli ostaggi in Libia

Il governo italiano non è esente da responsabilità nella tragica fine di Salvatore Failla e Fausto Piano, i due ostaggi trucidati in Libia. L'8 marzo, sei giorni dopo la morte dei connazionali, il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, fa una rivelazione sorprendente in occasione del vertice con il capo di Stato francese, Francois Hollande, a Venezia. In relazione al raid americano del 19 febbraio, che ha colpito un campo di addestramento dello Stato islamico a Sabrata, dichiara: «Non credo di svelare un segreto di Stato dicendo che era un'azione di cui era informato il presidente della Repubblica, eravamo informati noi, i francesi e gli inglesi.

È normale che tra partner ci siano queste informazioni». Il virgolettato è riportato dall'agenzia stampa Agi e l'Ansa aggiunge altri dettagli, ma gran parte dei media hanno silenziato la notizia. Il raid, secondo Renzi, era indirizzato «contro adepti del Daesh (Stato islamico ndr) corresponsabili dell'attentato al museo del Bardo» dello scorso anno a Tunisi, che costò la vita anche a 4 turisti italiani.In pratica Palazzo Chigi ha avallato il bombardamento ed il Quirinale era informato. Peccato che a Sabrata venivano tenuti in ostaggio da sette mesi quattro tecnici italiani, che sentono lo spostamento d'aria delle bombe. Qualsiasi azione del genere rischia di mettere in pericolo la loro vita, come è puntualmente avvenuto con Failla e Piano. Nonostante le smentite del governo sta sempre più emergendo, che i sequestratori erano tunisini legati alla costola di Ansar al Sharia, che ha giurato fedeltà al Califfato. Non solo: il comandante di spicco, nel mirino Usa per l'attacco del Bardo, è Noureddine Chouchane, un tunisino che ha vissuto a lungo in Italia.

Il Viminale ne aveva decretato l'espulsione all'inizio del 2015 «per motivi di sicurezza nazionale», anche se era già in Libia.Il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, ha dichiarato in Parlamento: «Non sapevamo dove fossero gli ostaggi». Impossibile che la nostra intelligence non avesse idea che li tenessero nell'area di Sabrata. Non a caso dopo il raid una squadra di agenti italiani avrebbe controllato i resti umani recuperati fra le rovine dell'attacco. Il timore era trovare i corpi degli italiani, ma invece sono stati identificati quelli di due diplomatici serbi rapiti a Tripoli.Le bombe Usa provocano la rottura dell'equilibrio di forze a Sabrata scatenando una battaglia senza quartiere fra le bandiere nere e le milizie islamiste fedeli a Tripoli. Gli ostaggi sono fra due fuochi. Chouchane, scampato al raid Usa, sarebbe stato ucciso negli scontri il 26 febbraio. Il capo cellula del sequestro è Abdullah Dabbashi, suo sodale delle bandiere nere. Lo rivela Wahida bin Mukhtar, l'unica tunisina sopravvissuta all'agguato mortale al convoglio con Failla e Piano.

La donna ammette di far parte dello Stato islamico e che il caos per Sabrata e gli ostaggi ha inizio con gli scontri provocati dal raid Usa avallato da Palazzo Chigi.Il 2 marzo i miliziani del Califfo in difficoltà separano i connazionali, dopo aver ricevuto almeno una parte del riscatto. Nella fuga vengono intercettati dalla brigata «Febbraio al Ajilat-2», che ammazza i carcerieri ed i due italiani. Nella migliore delle ipotesi scambiandoli per jihadisti.

Nella peggiore per rapinare il riscatto e non lasciare testimoni. Una sequenza di drammatici eventi innescata dall'attacco Usa, che Palazzo Chigi non ha voluto o potuto fermare oppure rimandare mettendo in pericolo gli ostaggi.

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