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Tutte le insidie di Renzi nell'Italicum 2.0

Senza il Patto del Nazareno, il premier dovrà fare affidamento al "metodo Mattarella" che impantanerà le riforme

Tutte le insidie di Renzi nell'Italicum 2.0

Matteo Renzi è alla prova del nove. Con la fine del Patto del Nazareno, privato dei voti, spesso decisivi, di Forza Italia, ora è costretto a dover far affidamento solo sul Pd. Il premier si trova in una posizione di forza, con contesto economico europeo che molti osservatori definiscono favorevole e con una minoranza sempre più frastagliata e divisa. Il coinvolgimento di Massimo D’Alema nell’inchiesta di Ischia mostra come il fattore C di cui attualmente gode il premier spiani la strada verso un’approvazione dell’Italicum 2.0 nei tempi e nei modi da lui decisi. Da un lato i numeri dentro la direzione nazionale del suo partito gli sono favorevoli e, alla Camera, alla fine la minoranza si piegherà per quanto possa essere rumorosa. La nascita della corrente dei cattodem, a cui probabilmente aderiranno anche i franceschiani, è abbastanza corposa da potersi numericamente contrapporre ai bersaniani e ai dalemiani, ammesso che ancora esistano.

Lo stesso Stefano Fassina giorni fa ha parlato della necessità che i vecchi leader si faccia da parte e un ex dalemiano di ferro (ora convertito al renzismo) come il presidente del Pd, Matteo Orfini, ha liquidato come “rissa da bar” le dichiarazioni dell’ex lider Maximo sulla gestione arrogante del partito. A parte i vari Cuperlo, Fassina e Civati, la stragrande maggioranza della minoranza finirà, molto probabilmente, finirà con l’adeguarsi alla volontà del premier per allontanare il rischio di elezioni anticipate. Ma se il voto segreto, invece, dovesse riservare delle sorprese, quali sarebbero le ripercussioni nella maggioranza? Renzi punta ad approvare l’Italicum, presumibilmente, prima delle Regionali ma basterebbe la benché minima modifica per rispedire la legge in Senato, dove il premier rischierebbe di scivolare in una palude dagli esiti incerti. Se poi le Regionali di maggio dovessero vedere la sconfitta in Veneto di Alessandra Moretti e in Campania di Vincenzo De Luca (che in una recente intervista ha professato la fede renziana), il cammino delle riforme si complicherebbe non poco. A quel punto gli oppositori al partito della Nazione a vocazione maggioritaria rialzerebbero la testa non solo nella battaglia per le preferenze ma anche per gli apparentamenti al ballottaggio che, al momento, pare utopistico poter vincere.

Senza il patto del Nazareno l’indebolito Renzi dovrebbe tornare a confrontarsi con la minoranza interna per adottare di nuovo il “metodo Mattarella” che, se applicato alle riforme, produrrebbe un impantanamento del governo che basa la sua sopravvivenza sull’approvazione dell’Italicum e dell’abolizione del bicameralismo perfetto.

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