Tutti gli epurati di Matteo Renzi

Da Veltroni a D'Alema, da Cuperlo a Speranza, passando per Letta e Bersani. Tutti gli oppositori cadono come birilli di fronte allo tsunami Renzi

Tutti gli epurati di Matteo Renzi

“Caro D’Alema, caro Veltroni, cara Rosy, caro Franco Marini, voi in questi anni avete fatto molto per il partito e per l’Italia. Avete fatto molto, adesso anche basta”. Dopo tre anni, due primarie, una vinta e una persa, e dopo la presa di Palazzo Chigi, la rottamazione di Matteo Renzi raggiunge il suo culmine con la sostituzione di Cuperlo, Bersani e Bindi in commissione Affari Costituzionali. In tutto sono dieci i dissidenti che lasceranno la poltrona di quella commissione ma il nome più altisonante è senza dubbio quello di Pierluigi Bersani, l’unico ad aver sconfitto Matteo Renzi in una competizione elettorale e senza dubbio il più agguerrito dentro la minoranza.

Nel giro di tre anni tutti gli oppositori del premier hanno abbandonato il campo, da ultimo Enrico Letta che a settembre lascerà il Parlamento per fare il professore a Parigi. Lo scontro si è concluso dopo un anno laddove era iniziato, negli studi televisivi. Iniziò Renzi dagli schermi di La7, intervistato da Daria Bignardi, con il famosissimo #Enricostaisereno, a cui Letta da Fabio Fazio sabato scorso, annunciando le sue dimissioni, ha ironicamente risposto: “ i nostri rapporti sono sereni”. In realtà i due si odiano, hanno una visione totalmente diversa sulla gestione del governo e del partito. Una rivalità anagrafica, geografica (uno pisano, l’altro fiorentino) e culturale destinata a durare anche nel futuro perché un ritorno alla politica attiva del 48enne Letta è dato quasi per scontato. “Non mi piace House of cards”, ha dichiarato Letta lanciando una frecciatina indiretta al premier che, però, finora sembra più aver seguito la dottrina macchiavellica: “il fine giustifica i mezzi”. E quale mezzo più cinico poteva essere usato per l’approvazione dell’Italicum se non l’epurazione dei più riottosi a piegarsi alla volontà del segretario-premier? “Una sostituzione di massa” l’ha definita Rosy Bindi, l’unico big ad aver salvato la poltrone nel 2013, dopo che su pressione dei renziani D’Alema e Veltroni si sono fatti da parte dopo 30 anni di vita parlamentare. In molti dentro la minoranza Pd mugugnano e sottovoce definiscono questa decisione “degna del miglior Berlusconi”.

Il vero capolavoro politico di Renzi, in termini di strategia politica, è stato rottamare Massimo D’Alema che, dopo aver passato anni a fare le scarpe a Romano Prodi, si è visto spedire in minoranza da un giovanotto di neanche 40 anni. Fuori dal Parlamento il lider Maximo non può più controllare i suoi che cadono come birilli di fronte allo tsunami Renzi. Prima Cuperlo battuto sonoramente alle primarie, poi Stefano Fassina liquidato con un semplice “Fassina chi?” e infine il giovane Roberto Speranza che si è dovuto dimettere da capogruppo quando si è accorto che appena la metà dei deputati della sua corrente l’avrebbero seguito.

Il professore Prodi, invece, ha ancora il dente avvelenato con i 101 che l’hanno impallinato nella corsa verso il Quirinale, molti dei quali erano renziani della prima ora che hanno approfittato del caos per far fuori Bersani. Il premier sembra esser noncurante del vecchio motto di un tempo “molti nemici, molto onore” ma con l'Aventino delle opposizioni in Commissione e senza l'approvazione dell'Italicum anche l'onore verrà ridimensionato.

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