Ucciso nella sua gioielleria È giallo: rapina o vendetta?

Nessuno si è accorto di nulla fino all'alba di ieri Cassaforte svuotata, non esclusa una messinscena

Simone Di Meo

Napoli L'unica cosa certa è il nome del morto: Salvatore Gala, 43 anni. Professione gioielliere. Lo hanno trovato, assassinato, nel suo negozio in via Merolla 77 a Marano, in provincia di Napoli. Un solo colpo di pistola lo ha stroncato nel silenzio di una strada che pure è tutt'altro che solitaria. L'unica cosa certa è il nome della vittima, appunto. I carabinieri non sono ancora riusciti a ricostruire la dinamica del delitto. Gala potrebbe essere stato ammazzato ieri mattina, all'alba. Oppure la sera precedente. Non si sa. Come non si sa se davvero la rapina sia la pista giusta, al momento. Vero è che la cassaforte è stata trovata aperta. I preziosi e l'oro, che l'uomo aveva custodito in vista della esposizione mattutina nelle vetrine, sono spariti. Ma non è detto. I militari della compagnia di Giugliano, agli ordini del capitano Antonio De Lise, sanno che un errore di impostazione investigativa in questa fase potrebbe compromettere tutto. Per questo, hanno deciso di indagare come si dice senza escludere alcun indizio e senza preclusioni. Immediatamente, hanno convocato parenti e amici della vittima e recuperato le immagini di una telecamera a circuito chiuso che, posizionata nei pressi dell'ingresso del negozio, potrebbe aver ripreso la scena o addirittura immortalato il killer. Tra i convocati in caserma, c'è anche l'ex moglie di Gala.

Il commerciante battezzato Salvatore, ma soprannominato Maurizio in città è stato descritto come una persona tranquilla, un po' solitaria dopo il divorzio ma senza alcuna zona d'ombra.

A scoprire il cadavere è stato Giuseppe Iavarone, titolare di una lavanderia poco distante dal luogo della tragedia. «Quando mi sono affacciato al bancone davanti mi sono ritrovato una scena raccapricciante racconta : Salvatore era a terra, in una pozza di sangue. Non so dire se è stato vittima di un colpo di pistola o di una martellata in testa». Si scoprirà poi che a togliergli la vita è stato un colpo di revolver. Ci sono dubbi finanche sull'orario dell'agguato. «Quando ho aperto il negozio, alle 6.40, - ha specificato Iavarone - la saracinesca della gioielleria era già alzata. Non ho sospettato che fosse successo qualcosa». Dopo due ore di telefonate a vuoto, i familiari hanno deciso di raggiungere la gioielleria per dare un'occhiata. «Poi è arrivata la zia, che ha bussato alla porta del negozio, ma nessuno ha aperto. Alle 9 è tornata la sorella, che si è recata a Qualiano, dove la famiglia abita, per recuperare le chiavi di riserva». A questo punto, è entrato in scena Iavarone. «Quando la donna è tornata ha chiesto a me il piacere di aprire il negozio prosegue . Mi sono trovato di fronte un negozio messo a soqquadro. La cassaforte era aperta è vuota».

Il Comune di Marano, sciolto per infiltrazioni mafiose alla fine del 2016, è amministrato da una commissione straordinaria ed è sede di uno dei più potenti clan della camorra campana: il gruppo del boss Giuseppe Polverino. L'erede dei Nuvoletta, alleati dei Corleonesi di Totò Riina. A breve Marano diventerà anche sede di una compagnia dei carabinieri.

«Non ho mai avuto problemi conclude il titolare della lavanderia - mi sento tranquillo ma, ultimamente la criminalità si sta facendo sentire di più».

Una criminalità predatoria che approfitta del minor controllo del territorio, a causa di arresti e indagini a carico della cosca dei Polverino, per poter spadroneggiare e seminare terrore.

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