«Da quando l'Ucraina è sotto il controllo dell'Occidente ha distrutto la sua economia, si è ridotta in miseria e ha privato di diritti la popolazione». È una dichiarazione forte quella di Nikolay Patrushev, capo del Consiglio di sicurezza russo, ex direttore dei servizi segreti, ma soprattutto uno degli uomini che «ispira» le operazioni militari di Putin. Si era parlato di guerra ibrida, poi di guerra fredda, oggi gli scenari sono cambiati, soprattutto da quando il Washington Post ha rivelato che il Cremlino sta pianificando un'offensiva in Ucraina su più fronti. Secondo il quotidiano, in contatto con un dirigente dell'amministrazione Biden sotto anonimato, il piano di attacco dovrebbe realizzarsi tra gennaio e febbraio 2022, con l'impiego di 100 gruppi tattici, 175mila soldati, assieme a blindati e artiglieria. Dai documenti non classificati dell'intelligence Usa, tra cui immagini satellitari, emergerebbe affollamento di forze russe in quattro posti lungo il confine ucraino e la presenza di 50 gruppi tattici. L'ambasciata Usa a Kiev ha avvertito i concittadini di non recarsi nell'Est del Paese, e di tenersi pronti a eventi imprevisti che possono richiedere un espatrio urgente. Biden nel frattempo punta tutto sulla strada del dialogo. L'inquilino della Casa Bianca chiederà spiegazioni a Putin nel corso del summit in videoconferenza di martedì sera. «Sarà una lunga discussione - commenta - ma siamo consapevoli delle azioni della Russia da molto tempo».
In questo momento i negoziati per evitare un conflitto sono in un vicolo cieco. La mancata partecipazione del ministro degli esteri russo Lavrov all'incontro con Ucraina e Germania della scorsa settimana è un chiaro segnale. Le posizioni tra Mosca e Kiev restano lontane: la Russia continua a sostenere politicamente e militarmente i separatisti, mentre l'Ucraina non vuole concederne l'autonomia. Putin da parte sua non ha mai nascosto di considerare russi e ucraini come un unico popolo, mentre il presidente ucraino Zelensky deve fare i conti con un indice di gradimento ridotto ai minimi termini, e sarebbe impossibile in questa fase far digerire agli elettori un accordo con Mosca. Soprattutto mentre Putin, attraverso Nord Stream 2, sta tagliando fuori Kiev dal passaggio del gas. La sicurezza ucraina dipende, dopo l'annessione della Crimea e l'invasione del Donbass nel 2014, dall'assistenza militare americana, e dall'attenzione della comunità internazionale. Kiev tuttavia non rinuncia a partecipare al gioco delle parti. Ieri ha violato in un paio di occasioni lo spazio aereo della Bielorussia (alleata di Putin) con elicotteri militari.
In attesa che il vertice possa concepire qualche risultato, dal Pentagono fanno sapere che sarebbe preferibile una risoluzione diplomatica del conflitto. Il Washington Post non esita però a disegnare scenari inquietanti. Se nel 2014 la Russia aveva sfondato soltanto un tratto di confine a est, ora la concentrazione di truppe riguarda una fascia molto più larga, che fa temere come l'eventuale offensiva possa interessare non soltanto il Donbass, ma anche il sud dalla Crimea e il nord dal confine con la Bielorussia.
Sul fronte russo i media si dividono tra chi considera il movimento di truppe un bluff perpetrato da Putin per
mostrare i muscoli, e invece chi, come Pavel Felgenauer, ex consigliere militare di Gorbaciov, preannuncia «una guerra su larga scala con rischio che possa trasformarsi in un conflitto europeo o globale e ricorso all'atomica».
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