Dalla Ue 1,2 miliardi. Ma il Comune non li usa

Il Campidoglio non ha ancora speso un euro dei fondi previsti. Il modello Berlino

Dalla Ue 1,2 miliardi. Ma il Comune non li usa

Roma Il giorno dopo il «no» di Virginia Raggi alle Olimpiadi la guerra delle cifre continua a infuriare. La sindaca di Roma rivendica la sua decisione come una prova di responsabilità: «Non ce la sentiamo di caricare altri debiti sui romani e gli italiani». I suoi oppositori, Coni in testa, denunciano una perdita di 5 miliardi per la Capitale e la cancellazione di interventi su 250 cantieri per impianti e palestre. La Giunta capitolina rilancia: «Interverremo comunque sull'impianto delle Tre Fontane e sullo stadio del nuoto». Sui fondi a cui attingere, non solo per gli impianti sportivi ma anche per interventi a largo raggio per una città ridotta in condizioni disastrate, non c'è però chiarezza.

Roma, in realtà, avrebbe un «tesoretto» a cui attingere: quello dei fondi Ue. Il problema è che, manco a dirlo, la programmazione per l'accesso a questi denari è in evidente ritardo. Un problema che naturalmente è una eredità della precedente amministrazione, ma sul quale non c'è ancora stato alcun cambio di passo. Nella presentazione delle linee programmatiche 2016-2021 Virginia Raggi promise la creazione di «una cabina di regia sui fondi Comunitari per una gestione trasparente delle risorse disponibili al fine di migliorare l'efficacia degli interventi». Buoni propositi a cui sarà bene dare al più presto sostanza perché come spiega l'esperto di fondi Ue, Andrea Del Monaco, la Capitale del miliardo 265 milioni di cui ha diritto non ha ancora speso un solo euro.

«Per il ciclo 2014-2020, la regione Lazio gestisce direttamente 2,595 miliardi: 902 milioni del programma cofinanziato dal Fse (Fondo Sociale Europeo), 913 milioni del programma cofinanziato dal Fesr (Fondo Europeo di Sviluppo Regionale), 780 milioni del piano cofinanziato dal Feasr (Fondo Europeo Agricolo di Sviluppo Rurale). I romani sono 2,872 milioni, il 48,7% dei 5,891 milioni di cittadini laziali. Pro quota abitanti a Roma spettano 1.265 milioni dei 2,595 miliardi della Regione Lazio» spiega Del Monaco.

«Come previsto dai regolamenti Ue il sindaco può concordare con la Regione Lazio la nomina di Roma a Organismo Intermedio: Roma diverrebbe centro autonomo di programmazione e gestirebbe direttamente i Fondi. Ciò è già avvenuto: nel ciclo 2007- 2013 le cinque Province laziali furono nominate organismo intermedio del Programma Fse e gestirono autonomamente la loro quota. Roma potrebbe ristrutturare le scuole direttamente e non aspettare dalla regione un bando.

Inoltre Roma può fare come Berlino: lì la Ibb (Investition Bank Berlin), banca di proprietà pubblica del Land di Berlino, gestisce direttamente i Fondi Europei: la Ibb promuove sviluppo e innovazione erogando fondi europei alle aziende che investono a Berlino. Roma non è Berlino, ma nulla vieta che le Città Metropolitane gestiscano direttamente i Fondi Ue».

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