Ue, Conte dopo la retromarcia: "Non dobbiamo chiedere scusa"

Il deficit fissato al 2,04% per il premier non è una "resa": "L'Italia non va con il cappello in mano". Ma la trattativa resta aperta

Ue, Conte dopo la retromarcia: "Non dobbiamo chiedere scusa"

Il premier Giuseppe Conte prosegue il suo percorso nella battaglia contro l'Ue sulla manovra. Ma di fatto dopo la retromarcia sul deficit (passato dal 2,4 per cento al 2,04 per cento) il presidente del Consiglio non vuol sentir parlare di "resa". E così intervenendo al punto stampa previsto al Consiglio Ue, Conte afferma: "L'Italia non è col cappello in mano, le riforme sono quelle che abbiamo pensato non abbiamo nulla di cui scusarci abzi abbiamo dimostrato una visione strategica, abbiamo intercettto una sensibilità sociale diffusa in Europa e stiamo rispondendo alle urgenze avvertite dai cittadini, anche in altri Paesi. Mi piace confrontarmi con i miei colleghi, rappresentare il nostro progetto riformatore". Poi il premier rivendica le mosse del governo e sottolinea il dialogo con gli altri leader europei: "Ho approfittato per parlare con tutti i miei omologhi, con la Merkel ho avuto una colazione di lavoro ho parlato anche con Rutte e molti altri - ha aggiunto Conte - l'Italia ha elaborato una manovra ben costruita, ben meditata e anche quest'ultimo passaggio non è frutto di un ripensamento ma di un percorso ben costruito che solo a questo punto ha imposto doverosamente, proprio perché non era un braccio di ferro, una revisione del saldo finale".

Sulle polemiche per la riduzione al 2,04 per cento del deficit per la manovra, il premier non accetta la definizione di "retromarcia": "Questo saldo finale è il frutto di un percorso ben costruito e non un ripensamento dell’ultima ora.

Questo saldo rispetta lo spirito riformatore". Infine sempre il Conte prova ad azzardare una previsione sul futuro della trattativa: "Sono confidente in un esito positivo. Un esito negativo è una prospettiva che non voglio considerare".

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