Uffici Inps in tilt per le cartelle pazze Call center e sportelli senza risposte

Migliaia di richieste di pagamenti non dovuti per i contributi di colf e badanti. Alle famiglie informazioni contraddittorie

Uffici Inps in tilt per le cartelle pazze Call center e sportelli senza risposte

Roma È caos negli uffici Inps presi d'assalto da contribuenti preoccupati ma anche infuriati. L'invio errato di migliaia di cartelle pazze, 214mila per l'esattezza, che richiedono il pagamento di contributi per colf e badanti in realtà non dovuti ha gettato nel panico centinaia di famiglie che si sono viste recapitare avvisi di pagamento esorbitanti fino a 12mila euro. Dopo Milano ora è la volta di Roma. Anche nella capitale piovono gli accertamenti inviati per errore e gli impiegati che si trovano agli sportelli non hanno ancora avuto indicazioni precise su come comportarsi.

L'Istituto di previdenza da qualche giorno sta inviando avvisi di accertamento per quelli che risulterebbero come mancati pagamenti di contribuiti per lavoro domestico. Purtroppo però si tratta di un madornale errore, come aveva spiegato già al nostro Giornale Teresa Benvenuto, segretario nazionale dell'Assindatcolf, il sindacato dei datori di lavoro dei domestici.

Gli archivi dell'Inps infatti non sono aggiornati e dunque per migliaia di casi non sono state registrate le comunicazioni di fine rapporto correttamente inviate. Anche perché le regole nel corso degli anni sono continuamente cambiate. C'è stato un momento in cui ad esempio si poteva fare la comunicazione anche per via telefonica. Fino al 2009 invece la comunicazione andava fatta ai centri dell'impiego a livello provinciale. I rispettivi archivi non si sono parlati e dunque sono stati mandati migliaia di avvisi di accertamento per rapporti di lavoro chiusi anni fa ma considerati ancora attivi. L'Inps fa sapere che «I datori di lavoro che ritengono non dovuti i contributi indicati possono contestare l'avviso seguendo le istruzioni contenute in calce al provvedimento». Ma tra le indicazioni c'è ad esempio quella di chiamare il call center dell'ente. Chi lo ha fatto però è stato invitato a recarsi di persona nella propria sede di riferimento. Una volta arrivato negli uffici oltre a trovarsi in fila insieme ad altre decine di persone ha scoperto che gli impiegati allo sportello non avevano idea di come comportarsi perché non avevano ancora ricevuto indicazioni precise dalla direzione che a sua volta non era stata avvisata a livello centrale. Insomma un'enorme confusione che ha gettato nel panico soprattutto chi non ha più la documentazione che testimonia la cessazione del rapporto di lavoro. Tra i criteri suggeriti indicati dall'Inps per certificare la chiusura del rapporto anche quello di far fare una dichiarazione al lavoratore che però nella maggior parte dei casi non è più rintracciabile soprattutto per le situazioni interrotte molti anni fa.

Insomma chi ha conservato la documentazione può trasmetterla anche via fax e cavarsela con una semplice seccatura. Per chi non la trova più la Benvenuto invita a produrre un'autocertificazione con la dichiarazione dell'avvenuta fine rapporto e sperare, visto che l'Inps ha palesemente compiuto un errore, che possa bastare.

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