Fabrizio Boschi
La solita polemica all'acqua di rose, anzi, in questo caso all'acqua Uliveto. Ma stavolta l'uccellino di Del Piero non c'entra nulla. Si tratta di una pubblicità che ieri ha dato un bel po' di lavoro a quelli che la domenica non sanno cosa fare.
In pratica l'azienda di Vicopisano è uscita sulla stampa il giorno dopo l'eccezionale performance del volley femminile, con una immagine che aveva come scopo quello di congratularsi con la squadra. L'acqua della salute, sponsor ufficiale della nazionale, voleva ringraziare le azzurre per aver conquistato l'argento ai Mondiali. «Grazie! Una grande avventura vissuta insieme. Le campionesse del volley bevono Uliveto», si legge sulle pagine apparse ieri come omaggio alle atlete.
La foto scelta dall'ufficio marketing e media del gruppo però non è piaciuta ai soliti hater nullafacenti. Nell'immagine, infatti, mancano due atlete: Paola Egonu e Miriam Sylla. Secondo le malelingue sarebbero state coperte, consapevolmente, dalla maxi bottiglia d'acqua in primo piano a causa del colore della loro pelle. Anche perché nello scatto analogo dedicato alla conclusione dell'avventura della nazionale maschile, la bottiglia non copre alcun atleta.
Recuperando la fotografia originale usata per la pubblicità, però, si scopre che in realtà Sylla non è stata oscurata, ma semplicemente era assente nel momento in cui la foto è stata scattata. L'altra giocatrice coperta dalla bottiglia d'acqua, invece, è la schiacciatrice italiana, Serena Ortolani, peraltro moglie dell'allenatore. È solo l'Egonu l'unica ad essere effettivamente coperta dalla bottiglia.
Ma l'azienda spiega: «Siamo sconcertati e amareggiati dal fatto che ci sia stato imputato un atteggiamento discriminatorio. Lo scatto è d'archivio e ci è stato fornito dalla Federazione. La scelta è stata casuale.
Come si può verificare sui nostri account Instagram o Facebook o guardando le precedenti pubblicità, sono sempre presenti tutte le atlete. Cerchiamo semplicemente di alternare le foto».In effetti, accusare Uliveto di razzismo è davvero assurdo. Anche perché, al massimo, i pisani possono essere discriminatori solo con una razza al mondo: i livornesi.
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