Unioni civili, ora Renzi rischia il flop

Il Family Day dimostra che una buona parte di elettori non vuole le unioni civili. Il politologo Ignazi: "Gliela faranno pagare". Ruini: "Un accordo è ancora possibile"

Unioni civili, ora Renzi rischia il flop

Le unioni civili spaccano il Paese. Due piazze contrastanti: quella dello "Svegliati Italia" a favore e quella del Family Day, che chiede un passo indietro sul ddl Cirinnà. "Siamo 2 milioni", hanno detto ieri dal palco del Circo Massimo gli organizzatori della manifestazione in difesa della famiglia tradizionale.

E se sui numeri dei manifestanti di ieri c'è il solito balletto (la questura parla di 300mila persone), che ci sia una vasta platea che vuole rivedere il disegno di legge sulle nozze gay, soprattutto sulla possibilità di adottare il figlio del partner, è innegabile. Dal governo ostentano sicurezza, aprono al dialogo, ma non hanno intenzione di cedere su nessuno dei punti contestati. "Siamo aperti alle modifiche purchè non stravolgano il testo e solo se migliorative", dice il capogruppo Pd al Senato Luigi Zanda, "Se la piazza chiede di lavorare per migliorare la legge è un imperativo che dobbiamo seguire. Ma se invece la si vuole archiviare o buttarla nel cestino questo non è possibile, verremmo meno al nostro giuramento laico di parlamentari". "È in Parlamento che si fanno le leggi", taglia corto il neoministro Enrico Costa, che incontrerà l'organizzazione del Family Day, "Le piazze, qualunque tesi esprimano, tendono a enfatizzarla e radicalizzarla".

Ma pesa su Matteo Renzi come una spada di Damocle quel "ci ricorderemo" lanciato da un Circo Massimo in cui non erano pochi nemmeno gli elettori del Partito democratico. Manca ormai poco alle primarie e la sinistra si gioca la partita in città importanti, come Roma, Milano, Napoli e Torino. E poi c'è il tanto decantato referendum sulle riforme costituzionali su cui il premier è pronto a scommettere pure la sua poltrona. "Gliela faranno pagare", minaccia l'editorialisita e politologo de l'Espresso Piero Ignazi, intervistato dal Fatto Quotidiano, "La doppia insidia - "In piazza c'erano anche tanti elettori del Pd, che si sono sentiti traditi da Renzi". Del resto lo stesso Renzi nel 2007 non esitò ad andare in piazza per il Family Day...

In Parlamento, quindi, deve fare i conti con l'ala cattolica che, da Ncd ai verdiniani, fino allo stesso Pd, preme per cambiare il ddl, eliminando la tanto contestata stepchild adoption. Ma cedendo, il governo perderebbe l'appoggio del Movimento 5 Stelle che invece vuole il Cirinnà così com'è. Insomma, in ogni caso Renzi rischia di non avere i numeri, soprattutto in caso di voto segreto.

Intanto un avvertimento arriva anche dalla Chiesa: "Tutti i parlamentari, non solo quelli cattolici, farebbero bene ad ascoltare questa manifestazione; che non è il frutto di una forte organizzazione, ma del sentire di gran parte del nostro popolo", dice il cardinale Camillo Ruini, ex presidente della Cei, al Corriere della Sera, "È possibile, o almeno sarebbe possibile, un vero accordo, se oltre a stralciare le adozioni si togliessero i tanti riferimenti al diritto matrimoniale e al diritto di famiglia.

Altrimenti si apre la strada all’equiparazione, attraverso le decisioni della magistratura. C'è una conferma: non è detto che siamo sconfitti: c’è un’altra modernità; ma ci siamo anche noi. E tanta gente in chiesa va poco, ma su queste cose la pensa come noi".

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