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Uovo contro la campionessa E scoppia la psicosi razzismo

Daisy Osuake colpita da un furgone in corsa: «Volevano una nera». Ma avevano già bersagliato altri italiani

Uovo contro la campionessa E scoppia la psicosi razzismo

La moda criminale del «tiro al negro», esplosa da un capo all'altro della penisola in questo crudo inizio d'estate, domenica notte mette nel mirino un'italiana, una ragazza che onora l'Italia sulle piste di atletica con il tricolore sulla maglietta azzurra. Ha il torto di avere la pelle scura, come i suoi genitori venuti dalla Nigeria, e questo basta perché la serata demenziale di due ragazzotti di periferia cambi bruscamente bersaglio e senso: le uova che il passeggero del Doblò bianco si porta in grembo per l'ennesima serata di zingarate estive non finiscono più come le altre sere sui muri delle case, sulle auto, sui gruppetti di passanti scelti a caso. Sulle strisce pedonali di Moncalieri, a mezzanotte e mezza, la Doblò Bianca incrocia Daisy Osuake, 22 anni. Daisy è nera. E allora la serata dei due fa il salto di qualità, non è più la gita a casaccio, i due si autoarruolano all'istante nella feccia che da nord a sud del Paese picchia, spara, insulta chi ha la pelle diversa. E poco cambia, che, come ipotizza la stessa vittima fosse una «bravata, volevano poi andarsela a tirare al bar con gli amici».

Così l'uovo diventa un'arma impropria. La Doblò inchioda sulle strisce, la ragazza è a due metri, non riesce neanche a capire cosa sta accadendo. «Ho sentito un colpo violento sulla faccia, poi un liquido che stava scendendo. La mia prima paura è stata che fosse acido, poi ho capito che era uovo». Un uovo crudo che la centra in pieno volto con violenza impressionante, lesionandole la cornea e quasi spaccandole il sopracciglio. Chiama soccorso, l'ambulanza la porta all'Oftalmico di via Juvarra dove arriva con l'occhio tumefatto come una noce. Il timore è che sia lesionato irreparabilmente. Sarebbe una tragedia per chiunque, lo sarebbe ancora di più per questa ragazza che ha la sua vita in uno sport che richiede muscoli e vista precisa: il lancio del disco, lo sport-simbolo, da Mirone in poi, della potenza olimpica. I due del Doblò non sapevano di stare colpendo la primatista italiana under 23, una atleta di eccellenza che si allena in Texas e che tra una settimana deve essere a Berlino ai campionati europei. «Cascasse il mondo ci sarò», dice Daisy.

Li prenderanno, perché la via è piena di telecamere, e i carabinieri stanno già passando al setaccio i filmati nel raggio di due chilometri. Si scoprirà quasi certamente che sono gli stessi che, sempre su una Doblò bianca e sempre a Moncalieri, si erano divertiti a lanciare uova il 14 luglio contro la casa di un pensionato in Strada Sanda; gli stessi che la sera del 25 luglio avevano bersagliato di uova un gruppo di donne che usciva da un ristorante di strada Genova. Italiano il pensionato, italiane le donne fuori dal locale, lì non c'era traccia di razzismo né di altro se non di noia ed idiozia. Ma la violenza dell'agguato a Daisy non ha precedenti, e si spiega solo con il colore della sua pelle.

Lesioni personali gravi, questo il titolo di reato con cui la magistratura torinese aprirà l'inchiesta, quando oggi sul tavolo del procuratore aggiunto Patrizia Caputo arriverà il rapporto dei carabinieri. L'inchiesta verrà aperta a carico di ignoti, a meno che i due del Doblò non siano stati nel frattempo identificati o abbiano avuto il buon senso di presentarsi spontaneamente. Se verrà contestata anche l'aggravante dell'odio razziale dipenderà dal rapporto dei carabinieri e dalla testimonianza di Daisy, che - dopo le prime, sommarie dichiarazioni a botta calda - verrà interrogata dagli investigatori dell'Arma.

Ieri, ancora sotto choc e assediata dalle telecamere, non si atteggia a vittima, «non voglio giocarmi la carta del razzismo o del sessismo», dice. Ma è lei stessa ad essere convinta che nel mirino domenica sera non ci fosse un bersaglio qualunque, e che il Doblò andasse a caccia di stranieri: «In questa zona ci sono ragazze africane che fanno le prostitute, credo che mi abbiano scambiato per una di loro». E viene da pensare quanta minore eco avrebbe avuto il gesto dei due teppisti se avesse colpito anziché una campionessa con il passaporto italiano una sciagurata qualunque di questi marciapiedi, una che magari non avrebbe neanche sporto denuncia per paura di essere espulsa.

Invece hanno preso lei, Daisy: una capace di lanciare un disco a sessanta metri (59,72 per l'esattezza).

E che adesso vuole fargliela pagare.

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