Va bene pregare Maria ma per i conti non basta

Va bene pregare Maria ma per i conti non basta

Nella notte delle elezioni, Matteo Salvini, come prima cosa, ha ringraziato la Madonna alla quale si era affidato nel corso della campagna elettorale. I commenti a caldo sono stati negativi all'unanimità o quasi. Non si porta la religione nella politica. D'accordo. Ma questa volta è stata la Chiesa a entrare in campagna elettorale, una cosa che non accadeva dal primo Dopoguerra. Vescovi, giornali d'area e perfino Papa Francesco hanno dichiarato implicitamente o esplicitamente che la Lega non poteva rappresentare i cattolici, per via delle posizioni contro l'immigrazione. A pochi fedeli deve essere sfuggito che un conto è accogliere, un altro farsi invadere, un conto è salvare le navi in difficoltà, un altro incitare gli scafisti a partire, un conto è garantire condizioni di vita dignitose a chi sbarca, un altro è lasciare che venga arruolato come schiavo pagata a cottimo.

Salvini ha intercettato un certo smarrimento dei cattolici e con un colpo di scena ha sfoderato il crocefisso, il rosario e la Madonna. Come a dire: loro, i preti, pensano all'immigrazione; io invece penso alle radici cristiane dell'Europa. Che Salvini sia un credente o un bestemmiatore non conta nulla dal punto di vista politico. Salvini ha visto un vuoto ed è andato a occuparlo. In questa guerra senza esclusione di colpi, con bandiere europee srotolate sull'altare, ha vinto Salvini. Come minimo, le prese di posizione della Chiesa non hanno scalfito il consenso della Lega ma viene perfino il dubbio che abbiano ottenuto il risultato di incrementarlo. La «guerra del rosario», alla quale molti fedeli hanno assistito sgomenti, si è combattuta nel completo silenzio o con la complicità dei sedicenti guardiani della laicità. Commentatori, opinionisti, storici hanno sbraitato per anni contro le invasioni di campo di Benedetto XVI e Giovanni Paolo II ma hanno taciuto o addirittura applaudito le invasioni di campo, sibilline ma evidenti, di papa Francesco.

In questo gioco, le «vittime» sono molte ed eccellenti. L'autorità della Chiesa, impelagata in polemiche politiche. Già ieri si leggeva in Rete che Bergoglio era il grande sconfitto neanche fosse una Emma Bonino qualsiasi. La laicità dello Stato, dimenticata da tutti. I credenti spaesati dalla generale strumentalizzazione della fede e dalla paradossale assenza di Cristo in questo dibattito. Salvini dunque ha ringraziato la Madonna. Nei prossimi mesi, non gli resta che sperare ancora nel miracolo: le scadenze impongono di trovare trenta, forse quaranta miliardi di euro.

La direzione economica fin qui imposta al governo dai 5 stelle, tutta assistenzialismo e improvvisazione, ha un prezzo salato da pagare. Invocare l'aiuto divino difficilmente agevolerà il reperimento della risorse. Ma anche se fosse, forse Maria vorrebbe spendere in modo diverso quei soldi.

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