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"Il veleno per un contatto" la tesi sulla fine di Andrea

Non si è trattato di intossicazione alimentare Il pm aspetta la traduzione del referto egiziano

"Il veleno per un contatto" la tesi sulla fine di Andrea

Avvelenamento da contatto. Potrebbe essere questa la causa della morte del piccolo Andrea Mirabile, 6 anni, di Palermo, avvenuta lo scorso 2 luglio mentre era in vacanza con i genitori al Sultan Garden resort, struttura a 5 stelle a Sharm El Sheik, in Egitto. È la nuova pista seguita dalla procura di Palermo.

È venuta meno l'ipotesi che a causare il decesso del bimbo possa essere stata un'intossicazione alimentare e ora gli sforzi di chi indaga si concentrano a scoprire con cosa sia venuto a contatto il cibo servito ad Andrea e ai suoi genitori, anche loro finiti in ospedale, o, ipotesi più remota, cosa abbiano toccato. La risoluzione del giallo, però, chiede tempi lunghi, perché bisognerà attendere la traduzione della corposa relazione redatta dal medico egiziano che ha effettuato i primi accertamenti sul corpicino. Si tratta di 200 pagine, che riveleranno, tra le altre cose, il contenuto dello stomaco del bambino. Senza questa informazione fondamentale, non si potrà chiudere il caso e consegnare ai familiari la verità che chiedono di conoscere da luglio, dopo che quella che doveva essere una vacanza da sogno si è trasformata in tragedia cambiando per sempre le loro vite.

Era il 2 luglio quando il piccolo Andrea, papà Antonio, 46 anni, operaio dell'Anas, e mamma Rosalia, 35 anni e in dolce attesa da 5 mesi (oggi mamma di una bimba), già ospiti del resort dal 26 giugno, hanno accusato i primi malori vomitando incessantemente. Dapprima sono stati accompagnati alla guardia medica dell'hotel, dove è stata fatta loro una flebo con soluzione fisiologica e sono state somministrate tre pillole per le intossicazioni alimentari, ma, visto che continuavano a vomitare, il giorno dopo i tre sono tornati in «clinica» ed è lì che, pochi minuti dopo, è morto Andrea. Anche il papà stava malissimo ed è finito in Rianimazione, con sintomi di inizio blocco renale, rene ingrossato, problemi respiratori e un'ossigenazione bassissima e, una volta rientrato in Italia, è stato ricoverato al Policlinico di Palermo.

La prima a fare rientro in Italia fuori pericolo è stata Rosalia, che ha denunciato i medici egiziani per negligenza e, referti in mano, con la famiglia si è rivolta alla procura. Non li hanno tranquillizzati, infatti, gli esami tossicologici effettuati in Egitto e la rassicurazione del ministero della Salute egiziano che, stando a quanto ha riferito lo zio, «esclude l'avvelenamento». La procura di Palermo ha incaricato un anatomopatologo, un pediatra e un infettivologo per l'autopsia sul corpicino di Andrea, che è stata effettuata il 13 luglio all'Istituto di Medicina legale del Policlinico di Palermo, ma non ha chiarito le cause del decesso. Per questo è stata chiesta la relazione del medico legale egiziano che ha svolto l'autopsia in Egitto, e solo da pochi giorni questa è giunta al pm Vittorio Coppola, che coordina l'inchiesta e ha incaricato un interprete per la traduzione.

Si ipotizza un avvelenamento da contatto. «Vogliamo sapere cosa è accaduto ad Andrea dice lo zio Roberto Manosperti - Attenderemo tutto il tempo necessario. Nessuno ce lo riporterà indietro, ma alla verità abbiamo diritto».

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