Veltroni e quel jolly pescato invano

Il leader sperava che Walter avrebbe potuto salvare l'unità

Veltroni e quel jolly pescato invano

Matteo Renzi ieri si è giocato pure l'ultima carta, il jolly, mandando sul palco Walter Veltroni. Inutilmente. Veltroni è stato invocato dal segretario dimissionario prima di tutto perché incarna nella sua persona la storia che ieri è finita al macero. La storia del Pd: dieci anni di cammino comune iniziato con quel discorso al Lingotto nel 2007 che segnò la fusione tra la Margherita ed i Ds e che non a caso l'Unità ha ripubblicato titolando: «Un sogno da non spezzare». Veltroni è salito su quel palco anche perché è ancora in grado influenzare alcuni di quelli che hanno già un piede fuori dal partito. O almeno così sperava Renzi. Veltroni è andato in assemblea per confermare che è Renzi il suo erede e che chi se ne va sbaglia. Si è rivolto «agli amici ed ai compagni» ricordando vittorie e sconfitte condivise negli anni, sottolineando che le sconfitte sono state sempre causate dalle divisioni. «Se la prima esperienza del governo Prodi fosse proseguita la storia italiana avrebbe avuto un altro corso - ha detto Veltroni - E se non vi fosse stata la divisione della sinistra Prodi sarebbe stato eletto presidente della Repubblica». Dunque ha ammonito Veltroni «la sinistra, quando si è divisa, ha fatto male a se stessa e al Paese. Questo è stato il demone, la malattia politica, ridurla a una questione di carattere e persone è una scorciatoia». Per Veltroni non è accettabile che «si possa rompere il più grande partito della sinistra europea per questioni che non resteranno nei libri di storia, perché si discute di una questione interna di procedure e tempi». L'ex sindaco di Roma non vede chance per un partito che si divide. «Se la prospettiva è il ritorno ad un partito che sembra la Margherita e un altro che sembrano i Ds, con le coalizioni, non chiamatelo futuro. Chiamatelo passato è la parola giusta - ha ammonito - Il Pd sembra più concentrato su quel conviene ai singoli che non su quel di cui hanno bisogno gli altri. State uniti, ne va del destino dell'Italia».

Veltroni è stato ascoltato ed applaudito ma non per questo sembra sia riuscito a far cambiare idea a qualcuno. Le sue parole hanno colpito soltanto il suo vecchio amico Walter Tocci che ha commentato: «Non riesco a credere che ci siamo arrivati. Quale demone si è impadronito delle nostre volontà?»

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