Vent'anni nel mirino dei terroristi: la strategia "jihaidista" fa 1000 morti

Primo blitz nel 1995, con la bomba nel metro di Parigi. Da allora guerra ovunque, fino alle spiagge dei resort

Vent'anni nel mirino dei terroristi: la strategia "jihaidista" fa 1000 morti

In principio fu una bomba alla stazione Saint-Michel della metropolitana di Parigi che provocò otto morti e 150 feriti. Era il 25 luglio del 1995 e gli attacchi rivendicati dal gruppo islamico algerino diedero il via, esattamente vent'anni fa, all' escalation di sangue e terrore di matrice jihadista nei confronti dell'Europa.

Al Qaeda iniziò a mostrare i muscoli in modo evidente e clamoroso l'11 marzo del 2004, con le bombe nella stazione Atocha di Madrid (191 vittime). Un anno dopo toccò a Londra, con i 52 pendolari trucidati nell'assalto suicida alla metropolitana e agli autobus. Da quel momento è stato un continuo stillicidio di azioni.

Al Qaeda prima come oggi l'Isis sulla rotta Parigi-Sousse, cambiano le sigle della sterminata galassia jihadista, non certo le azioni e gli obiettivi. Partendo da Saint Michel, per arrivare ai resort Riu Imperial e Port El Kantaoui, il terrorismo islamico si è reso protagonista di 756 attentati, provocando 922 morti.

Alcune sono azioni così efferate che difficilmente verranno cancellate dalla mente, come la carneficina alla redazione di Charlie Hebdo , la sparatoria all'ingresso del museo Bardo di Tunisi o le bomba al caffé Argana di Marrakech e al mercato Khan Al Khalili del Cairo. Altre sono operazioni condotte dai famigerati «lupi solitari» assoldati dal califfo Al Baghdadi con lo strumento del coinvolgimento mediatico. Vicende magari meno clamorose, ma altrettanto terrificanti nel loro compimento.

Come quella del soldato reduce dall'Afghanistan, Lee Rigby, ucciso a Londra a colpi di machete da due estremisti nel maggio del 2013, oppure l'episodio dell'ex militare franco-algerino Mehdi Nemmouche, che il 24 maggio 2014 trucidò quattro persone al museo ebraico di Bruxelles. La Francia e gli interessi francesi vengono presi di mira con una pervicacia inquietante.

Fa riflettere ad esempio quanto accadde nello spazio di 48 ore tra il 20 e il 22 dicembre scorsi. Tutto ebbe inizio con un giovane del Burundi che aggredì alcuni poliziotti in un commissariato della Loira, ferendo al volto con un coltello un agente prima di essere ucciso. Lo stesso giorno a Digione, un uomo di 40 anni a bordo di una Renault Clio si lanciò contro un gruppo di persone, anche lui gridando Allah akhbar , ferendone undici.

E sempre un estremista autodidatta si scagliò il 22 dicembre con un furgoncino contro la folla a Nantes, uccidendo un passante e ferendo altre 12 persone, per poi prendere un coltello e suicidarsi con nove fendenti. Alcuni parlarono di «prove generali» in vista della mattanza del 7 gennaio rue Nicolas Appert, anche se gli 007 transalpini si aspettavano «qualcosa di grave», ai magazzini Lafayette.

«La marcia dei mujaheddin continuerà finché non arriveremo a Roma. Attaccate ovunque, in ordine sparso, senza offrire riferimenti e se non riuscite a trovare una bomba o un proiettile, utilizzate i coltelli, o la vostra auto e investiteli», esortava poco tempo fa Al Baghdadi. Minacce che tolgono il sonno alle forse di sicurezza e ai servizi segreti, che in diverse circostanze sono per fortuna riusciti a fermare i piani criminosi. In Marocco Mohamed Yassine Mansouri, capo dell' intelligence , consulente del Segretario di Stato Usa John Kerry nella lotta al terrorismo per il Maghreb, ha fatto arrestare nell'ottobre scorso una cellula che, con appoggi in Italia, stava progettando attentati alla Metro di Milano e alle basiliche di Padova e Bologna.

Gli 007 hanno sventato piani stragisti a Parigi ( Disneyland ), Strasburgo (parlamento europeo),

all'aeroporto di Luton, allo stadio londinese dell'Arsenal e alla grande moschea di Cordoba. In questo caso Isis rivendica il culto dell'islam dopo che l'edificio religioso era stato convertito, nel 1236, in una cattedrale cristiana.

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