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La vera opposizione a Salvini ormai la fanno solo i rapper

Gemitaiz gli augura la morte, Ghali gli dà del «fascista» Il loro odio come l'antiberlusconismo di Zagrebelsky & C.

La vera opposizione a Salvini ormai la fanno solo i rapper

La vera opposizione a Salvini? La fanno i rapper e i trapper. La sinistra è in naftalina. Mettiamo le mani avanti: non è un consiglio a Nicola Zingaretti. Che non si tatui strani simboli in faccia (magari quello del Pd), non indossi vestiti extra-large e inizi a parlare biascicando come se fosse strafatto. Dubitiamo che possa funzionare.

Il problema di questa estate è che non si riesce a sfuggire dalla tesi salvinista e dall'antitesi antisalviniana. Accendi la tv e c'è il Capitano che parla, dai un'occhiata a Instagram e invece di trovare qualche natica balnearmente esposta e c'è lui che divora con voluttà un cono gelato, apri Facebook ed è in diretta tutto sudato concionante da un palco (che poi ora non ci sono elezioni in vista - almeno ufficialmente - e quindi cosa comizia a fare su e giù per l'Italia?) e comunque se non c'è direttamente lui c'è qualcuno che parla di lui. Malissimo, ovviamente. Ed è molto peggio. È impossibile andare in vacanza dall'antisalvinismo, non c'è pace. Scendi al bar per bere qualcosa e dalle casse sgangherate della radio c'è un rapper che straparla - impossibile dire che stracanti, sarebbe un ossimoro - contro il ministro dell'Interno. Non se ne può più.

Invece, purtroppo, la metamorfosi è avvenuta: i rapper e i trapper a corto di idee sono i nuovi Zagrebelsky, i nuovi Gad Lerner in servizio permanente. D'altronde questi ultimi sono troppo impegnati a passare le loro estati a Capalbio, in ammollo pubblico all'Ultima spiaggia o rinchiusi nel terrore privato che qualcuno gli molli qualche migrante sotto casa. Così, con Zingaretti afono e gli intellettualoni in crisi depressiva, l'ultimo avamposto della sinistra sono i rapper. E il Capitano, come fossero una vera opposizione, perde pure tempo a rispondere loro.

Chiariamoci: è una storia che dura da anni, ma in questa torrida estate è esplosa. L'ultimo in ordine di tempo è Ghali che, nella sua nuova cliccatissima hit, starnazza: «Salvini dice che chi è arrivato col gommon / Non può stare .it ma stare .com / Anche se quando consegnavo pizze ai campi Rom / Mi lasciavano più mance degli artisti Pop». Giudizio: banale.

Vi offriamo un piccolo florilegio di chi ha preceduto il cantante italotunisino. Rocco Hunt: «Sono contento che è finita quella storia con lui / Tu che fingevi di amarlo come Salvini col Sud». Giudizio: passatista, ormai la Lega prende più volti neo Meridione che in Lombardia.

Principe (di nome ma non di fatto): «Il mio sogno nel cassetto non è stato rimosso / Salvini sappia che a Piazzale Loreto c'è ancora posto». Giudizio: più che i sogni bisognerebbe rimuovergli il microfono.

Tommy Kuti: «Salvini c'hai rotto le palle». Giudizio: severo ma efficace. In confronto J-Ax e Fedez, nella ormai datata Vorrei ma non posto, sembrano due stilnovisti: «Salvini sul suo blog ha scritto un post/ Dice che se il mattino ha l'oro in bocca si tratta di un Rom». Ma il coro è polifonico.

Hanno attaccato il vice premier, con canzoni o interviste, quasi tutti i rappresentanti della scena hip hop: da Caparezza a Frankie Hi Nrg («è una miseria umana»), passando per Willie Peyote, Piotta e Gemitaiz («Se muori facciamo una festa»). Lo stile è quello dei loro predecessori, i paladini dell'odio anti berlusconiano. I nomi sono improbabili, ma sono i nomi dei nuovi intellettuali anti-destra. Chiudiamo la breve antologia con Sfera Ebbasta che nei suoi versi ammette esplicitamente: «Io di politica non so un ca...». Giudizio: bravo, anzi bravissimo.

I suoi colleghi prendano spunto da lui.

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