Roma - I fatti più squisitamente politici del fine settimana parlamentare sono stati due. Il primo è l'apparizione del ministro Angelino Alfano al Senato venerdì sera. Il secondo è l'approvazione con 160 voti favorevoli dell'articolo 2 del ddl Boschi di riforma costituzionale a Palazzo Madama. Entrambe le questioni riguardano da vicino Ncd e il suo futuro. Se non vi fosse stato qualche motivo di preoccupazione, difficilmente il ministro dell'Interno, che è un deputato, avrebbe tralasciato i suoi impegni. In secondo luogo, il fatto che il governo in alcune votazioni non abbia raggiunto la maggioranza assoluta di 161 sì denuncia che i verdiniani di Ala (al netto dell'assenza del senatore Amoruso) sono più che determinanti.
In questo quadro per Ncd si apre un problema di sopravvivenza. Soprattutto, se si considera che l'Italicum con il premio di lista dà poche speranze agli alfaniani di sopravvivere. Secondo i bene informati, un'eventuale confluenza nel listone renziano assegnerebbe loro circa dieci posti. Il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, sembra aver fatto la scelta di campo. E gli altri? Denis Verdini, anche in questo caso, potrebbe rivelarsi salvifico per molti. L'ex coordinatore del Pdl conosce molto bene le problematiche a livello territoriale di molti esponenti di Ncd. Molti di essi cominciano a rivolgersi a lui, vista l'importanza e il peso acquisiti presso l'entourage renziano (Lotti in primis).
Questo stato di cose preoccupa molto Alfano, ma soprattutto gli esponenti Ncd rimasti spiritualmente nel centrodestra. Come il senatore Gaetano Quagliariello. «Il vero tema - spiega - è quale sistema politico si prefigura». Se questo «sarà basato sul partito del premier appoggiato da una lobby, da un gruppo di potere, si porrà un problema di compatibilità per un partito come Ncd nato per far rinascere il bipolarismo». Quagliariello e altri esponenti Ncd non vogliono finire né renziani né verdiniani perché «il Pd è un partito di sinistra e questo pone un problema a chi non vuole tradire i propri ideali».
È possibile un dialogo con Forza Italia? «Facciamo entrambi parte del Ppe, a breve parteciperemo assieme al congresso, non possiamo addossarci la responsabilità di far sparire il popolarismo dall'Italia», conclude sottolineando la necessità di ripensare un centrodestra non egemonizzato dalla Lega Nord. Il problema politico, quindi, è nella natura stessa dell'Italicum che con il premio di lista rischia, quanto meno, di sottorappresentare non solo gran parte degli italiani, ma un'intera area culturale.
Questi argomenti evidenziano come Ncd, senza una modifica all'Italicum, sia al bivio tra un'adesione alla corrente verdiniana del partito della nazione e un ritorno nel centrodestra, quello vero.
«Forza Italia deve essere aperta al dialogo con coloro che stanno meditando una chiara posizione politica, come è accaduto con Nunzia De Girolamo», osserva Maurizio Gasparri. La situazione è fluida, si sarebbe detto un tempo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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