Roberto Fabbri
Si fa strada un sospetto: la cifra distintiva del nuovo governo austriaco, una coalizione tra democristiani dell'Övp e destra nazionalista della Fpö, sarà quella del «si fa ma non si dice», o se preferite del «non si potrebbe ma lo facciamo lo stesso». Soprattutto nei confronti dell'Italia.
Un primo segnale era stato da Vienna quando annunciò di voler concedere la cittadinanza austriaca a tutti gli altoatesini di etnia tedesca che ne avessero fatto richiesta. Il secondo è arrivato ieri: il ministro dell'Interno Herbert Kickl ha reso noto che è stato dato ordine di costituire una nuova unità di guardia di frontiera, che possa essere schierata nel giro di poche ore per garantire la sicurezza dei valichi e i controlli d'identità.
Nel primo caso, un modo di aggirare lo status quo vigente tra Italia e Austria sulla questione dell'Alto Adige, che è regolato da intese sulla sua autonomia all'interno dello Stato italiano riconosciute internazionalmente. Nel secondo, un abile aggiramento dell'accordo di Schengen, che come è noto ha tra i suoi firmatari sia l'Austria che l'Italia e che prevede la libera circolazione alle frontiere.
Dopo la forte eco mediatica delle dichiarazioni di un esponente governativo dell'Fpö in tema di passaporto austriaco agli altoatesini, con tanto di accenno alla possibilità per chi lo volesse di arruolarsi nelle forze armate di Vienna o nelle nazionali sportive austriache, il neopremier Sebastian Kurz aveva avuto il suo bel daffare per rassicurare il governo italiano, garantendo che la concessione della cittadinanza sarebbe avvenuta solo d'intesa con Roma, escludendo iniziative unilaterali.
L'uscita sulla guardia di frontiera è stata preparata meglio, ma le contraddizioni rimangono. Il ministro Kickl, nella sua intervista al Tiroler Tageszeitung, ha evitato di parlare di superamento di Schengen o di controllo sistematico dei confini austriaci, chiarendo che la nuova guardia di frontiera sarà una sorta di task force di polizia pronta a intervenire in caso di necessità. E ha fatto riferimento «a quanto accaduto nel 2015 ai confini del Brennero» ammonendo che «non si dovrà più ripetere» e che «non ci sarà più alcun lasciar passare». Ma l'idea di un corpo di polizia di frontiera sempre pronto a scattar fuori dalle sue caserme per «mettere in sicurezza la frontiera entro poche ore» non va molto d'accordo con lo spirito di Schengen.
Rimane l'impressione che questo genere di affermazioni da parte del governo di Vienna dimostrino la difficoltà del Cancelliere a gestire l'alleato alla sua destra.
Ma forse Kurz è più furbo di quel che sembra: lascia fare l'annuncio a quelli dell'Fpö, poi lo smorza ufficialmente finché arrivano nuovi rilanci. Con la storia della cittadinanza è già successo: quattro giorni fa il ministro degli Esteri Karin Kneissl ha ribadito al collega italiano Angelino Alfano che il progetto «è nell'accordo di governo».
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