Vietato disturbare i dipendenti fannulloni nel metrò di Roma

Nelle stazioni i gabbiotti degli addetti Atac tappezzati di carta per impedire la visuale

Vietato disturbare i dipendenti fannulloni nel metrò di Roma

Nella giungla sotterranea che ogni giorno i romani attraversano sulle linee della metropolitana capitolina ci si può imbattere anche in vere e proprie trincee dell'ozio, in avamposti dell'ignavia targati Atac. Sono i gabbiotti installati in prossimità dei varchi elettronici delle singole stazioni, luoghi di lavoro degli operatori di stazione addetti a dare informazioni su regolarità del traffico ferroviario e percorsi dei treni.

Sono in molti a pensare che quei box - facilmente mimetizzati con il design non esattamente ammiccante delle fermate metro di Roma - siano vuoti o ormai in disuso, retaggi di un'era del trasporto antiquata. Nulla di più falso. Dentro c'è vita, anche se non si vede. Alcuni gabbiotti gestiti da Atac, infatti, appaiono completamente oscurati da fogli, poster, cartine e buste di plastiche, con l'unico scopo di impedire ogni angolo visuale con l'interno.

Alla stazione Furio Camillo, sulla centralissima linea A, basta oltrepassare i tornelli per ritrovarsi una rappresentazione tangibile della pratica tutta romana. Svariati fogli di carta e due mappe della sola linea A fanno da permanente sipario al gabbiotto. Dentro non si vede nulla. Conto persino tre mappe della città appese ai vetri. Insospettito dall'eccessiva premura nei confronti di viandanti smarriti nella Capitale, busso per chiedere informazioni; trenta secondi di silenzio e riprovo, ma ne passano altri sessanta senza alcuna reazione. Batto sul vetro con impeto crescente fino a quando qualcuno apre con evidente stizza. Pettorina dell'Atac indosso, l'addetto risponde alle mie richieste con fare sbrigativo e si affretta a ritrincerarsi nel box. Siamo a sole tre fermate dalla turistica fermata di San Giovanni.

Ma a Porta Furba la musica non cambia. Anche qui il casotto è tappezzato di inutile carta con l'unico scopo di oscurare tutto il possibile. Appena sceso alla stazione, un ragazzo chiede informazioni sul biglietto; questa volta gli «inquilini» del box aprono quasi subito. Uno risponde al giovane, l'altro continua a guardare qualche programma televisivo da un tablet appositamente poggiato sul bancone. «Porta Furba» di nome e di fatto, verrebbe da pensare. Barricati dentro manco fosse un teatro di guerra, conducendo una vita all'ombra pur di riuscire ad arrivare alla fine della giornata senza grane.

Una storia simile a quelle vissute in un normale pomeriggio nella Roma sotterranea del 2018 è quella rilanciata dal noto blog «Roma fa Schifo», che ha denunciato i disagi quotidiani dei pendolari della stazione Ponte Lungo, sempre sulla linea del metrò che dovrebbe essere il fulcro del turismo e dei flussi cittadini su ferro.

Alla vista del gabbiotto ricoperto di fogli e poster incollati ai vetri, il pendolare Marco decide di chiedere spiegazioni all'addetto, guarda caso mentre era impegnato a guardare alcuni video sullo smartphone. Dopo un paio di domande insistenti dell'uomo, però, l'operatore reagisce d'impulso aggredendo verbalmente e a più riprese l'utente, urlando rigorosamente in romanesco. La vicenda ha poi assunto contorni ancora più tragicomici dopo la diffusione della notizia di «Roma fa Schifo».

Dopo la segnalazione l'Atac aveva informato su Twitter che era stata ripristinata la normalità, allegando una foto che ritraeva il gabbiotto «ripulito».

Peccato che 48 ore dopo qualcuno era tornato a fare una capatina alla stazione di Ponte Lungo, scoprendo che gli operatori di stazione si erano prontamente rimessi all'opera per fortificarsi nel proprio box oscurato. Pare che per completare il nuovo corso del trasporto nella Capitale adesso manchi soltanto l'installazione di apposite insegne: «Vietato parlare ai fannulloni».

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