I l ministro dell'Interno, Matteo Salvini, ha inviato una circolare a tutti i prefetti italiani, con cui chiede «una relazione sulla presenza di insediamenti rom, sinti e caminanti» sul territorio nazionale. Lo scopo è quello di «verificare la presenza di realtà abusive per predisporre un piano di sgomberi». Il Viminale «si aspetta di avere il quadro definito della situazione entro due settimane».
L'esigenza di un censimento nasce dai recenti fatti che hanno visto, nei giorni scorsi, prendere fuoco il campo di Scordivillo, la baraccopoli nei pressi di Lamezia Terme. Il rogo «ha posto l'esigenza di una specifica attenzione sulle significative situazioni di illegalità e di degrado che si registrano negli insediamenti in oggetto - si riporta nel documento - e che spesso configurano un concreto pericolo per l'ordine e la sicurezza pubblica». Ciò che più turba è l'illegittimità con cui sono sorti questi insediamenti, «insalubri», senza acqua, luce, gas, servizi primari, insomma, che possano garantire una vita normale agli occupanti, tra cui moltissimi bambini. Ancora, nella circolare si parla di «carenza di adeguate strutture igieniche», di «materiali sversati illecitamente che generano un elevato rischio di incendi o roghi tossici, anche dolosi, esponendo chi abita nelle vicinanze e gli stessi occupanti a concreti rischi per l'incolumità e la salute».
Un piano che, ad esempio a Roma, si sovrappone a quello già adottato dal sindaco pentastellato Virginia Raggi, che due anni fa aveva promesso di sgomberare la maggior parte dei campi rom della Capitale. Di fatto solo il «Camping River» fu smantellato e per le altre la soluzione è ancora lontana. Nella circolare la critica alle amministrazioni che hanno adottato misure per «sgomberare le aree abusivamente occupate» è chiara. «Buone prassi», le definisce Salvini, ma evidentemente non così utili. Lo sgombero avverrà «tramite l'esecuzione delle ordinanze di demolizione e rimozione delle opere abusive». Tra le previsioni riportate nel documento si parla anche della necessità di attivare «un più strutturato sistema di ricognizione e un successivo monitoraggio per seguire l'evoluzione delle singole situazioni».
Ciò a cui il Viminale punta è il ripristino delle «condizioni di legalità, il superamento delle situazioni di degrado e il progressivo sgombero delle aree abusivamente occupate». Dove finiranno i rom? Per loro saranno attivate «positive dinamiche di ricollocamento». Inoltre, i prefetti dovranno verificare se nei campi nomadi vi sia la presenza di irregolari.
L'unico dato finora reperibile sulla popolazione rom, sinti e caminanti è la stima del 2017 stilata dal Consiglio d'Europa, che parla di un numero di persone compreso tra le 120mila e le 180mila, la metà di nazionalità italiana. Nei campi abiterebbero circa 26mila persone. Sul documento inviato dal vicepremier Salvini alle prefetture si sta scatenando una vera e propria bufera. Sui social si moltiplicano le critiche, soprattutto della sinistra. C'è chi twitta: «Il ministro è alle strette per il Russiagate leghista, ecco perché fa il censimento dei rom. Vuol portare l'attenzione su altro». Chi ancora ricorda che «i censimenti per questioni etniche sono vietati dalla Costituzione» e chi ancora si lamenta perché il ministro fino a ieri mattina non aveva ancora fatto un post sul ritrovamento di un missile aria-aria negli arsenali di gruppi neonazisti sparsi sul territorio nazionale. «Pensa ai rom, dovrebbe pensare ai fascisti», scrive qualcun altro.
Da ricordare
che nei giorni scorsi era stato lo stesso titolare del Viminale a ricordare che «è ora che anche i rom inizino a pagare i servizi» proprio come gli italiani. Una questione di legalità, equità e parità per tutti, insomma.
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