Milano - L’appuntamento è per l’otto giugno. Quel giorno comincerà a Milano uno dei processi più delicati e difficili nella storia della Repubblica: quello in cui l’ex capo del Sismi Nicolò Pollari (nella foto), alcuni alti dirigenti del servizio segreto e ventisei agenti della Cia dovranno rispondere del sequestro dell’ex imam di Milano Abu Omar. Il gip Caterina Interlandi, al termine dell’udienza preliminare, ha spedito a dibattimento 33 persone e ammesso al patteggiamento due imputati: il maresciallo del Ros Luciano Pironi, che ha concordato la pena di 1 anno, 9 mesi e 10 giorni, e il giornalista Renato Farina, condannato per favoreggiamento a 6 mesi, convertiti nella pena pecuniaria di 6.840 euro.
«Siamo molto delusi - affermano gli avvocati Titta Madia e Franco Coppi, difensori di Pollari - i documenti coperti dal segreto di Stato dimostrano che il generale Pollari è innocente». Proprio il tema del tabù di Stato è ora il solo, possibile ostacolo sulla strada del dibattimento. Il governo ha infatti sollevato un conflitto di attribuzione contro la magistratura milanese davanti alla Consulta. E la Corte costituzionale, a porte chiuse, dovrà valutare la questione: prima si pronuncerà sull’ammissibilità del braccio di ferro, poi, eventualmente, entrerà nel merito e in quel caso il processo potrebbe bloccarsi in attesa di un chiarimento. Per questo, poco prima del verdetto del gup, le difese avevano provato a bloccare l’udienza preliminare per attendere la sentenza della Consulta, ma l’Interlandi, senza nemmeno chiudersi in camera di consiglio, ha rigettato l’istanza. Dunque, avanti col dibattimento e avanti con la partita sulla presunta invasione di campo da parte della magistratura.
Giovedì, in una conversazione col Giornale, era stato il Procuratore aggiunto Ferdinando Pomarici a rispondere al vicepremier Francesco Rutelli e alle accuse formulate nel question time alla Camera. «Gli stessi funzionari del Sismi - aveva detto Pomarici - avevano avuto dai superiori l’ok a rispondere liberamente alle nostre domande perchè sull’argomento non c’era segreto di Stato. E molti fra di loro hanno risposto».
Ora tocca ad Armando Spataro, titolare del fascicolo, replicare con un lungo comunicato all’attacco dell’esecutivo: «Quanto al conflitto sollevato dal governo - scrive Spataro - ed annunciato in termini perentori e francamente sorprendenti - dal vicepremier Rutelli, lo valuteremo. Ma alla luce di quello che è stato detto dal governo, siamo meravigliati per almeno due ragioni: la prima è che mai il governo o gli imputati o i vertici del Sismi hanno opposto il segreto di Stato sui documenti sequestrati in via Nazionale a Roma o circa altre attività svolte. Anzi, abbiamo agli atti formali attestazioni circa la inesistenza del segreto di Stato sul sequestro di Abu Omar e riconoscimenti della correttezza del nostro operato anche da parte dell’allora vertice del Sismi».
In effetti, per lungo tempo l’indagine è andata avanti senza che nessuno, nè fra i militari e nemmeno fra i politici, provasse a sbarrare la strada dietro il velo dell’impenetrabilità degli arcana imperii. Non basta: «La seconda ragione di sorpresa - aggiunge Spataro - è che nessun divieto di legge esiste circa la sottoposizione ad intercettazione telefonica di comunicazione degli appartenenti ai Servizi».
Spataro non si ferma qui. E lancia una sorta di ultimatum al governo al ministro Clemente Mastella. Il Guardasigilli deve sciogliere un nodo tutto politico: stabilire se inoltrare negli Usa la richiesta di estradizione dei ventisei agenti americani inquisiti e ricercati dalla magistratura italiana. Ma l’attesa si protrae e allora Spataro cerca di chiarire i termini del problema: «La legge, come il procuratore Manlio Minale ha fatto rilevare formalmente sia all’ex ministro Castelli che all’attuale ministro Mastella, riconosce al ministro della giustizia il potere di rispondere negativamente alla richiesta stessa ma non di omettere la risposta».
E allora Spataro nota che «il silenzio dell’attuale governo ormai supera l’estensione temporale di quello del precedente, per il quale una quindicina di senatori dell’allora opposizione - fra cui c’erano due senatori oggi sottosegretari - accusarono il ministro Castelli di ostacolare la giustizia».
Insomma, per Spataro Mastella è pure peggio di Castelli e questo silenzio «appare incompresibile visto che riguarderebbe imputati stranieri la cui estradizione era stata richiesta persino prima che si acquisissero elementi di prova a carico di appartenenti al Sismi».
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