Marianna Bartoccelli
da Roma
Dopo aver tentato per tutto il giorno di spingere la Cdl verso il «metodo Ciampi» e trovare una convergenza sul nome di Napolitano, lUdc a fine serata ha dovuto dare un bel colpo di freni di fronte al no deciso della Lega. «Non possiamo sacrificare lunità della Cdl sullaltare di una candidatura così targata», è stata la motivazione offerta in casa Udc. E oggi il partito di Casini voterà probabilmente scheda bianca, così come è stata lindicazione venuta fuori dal vertice della Cdl, così come ieri hanno votato quasi tutti per Gianni Letta. Tranne Bruno Tabacci, che fedele al suo ruolo ha voluto dare subito applicazione alla decisione della direzione di inserire nella rosa proposta sabato anche il nome dellultimo candidato dellUnione. «Io voto Napolitano già oggi, senza perdere tempo, sono certo che domani arriveranno gli altri», è stata la sua dichiarazione. Mentre sulla sponda opposta dello stesso partito, Emerenzio Barbieri ha ribadito che non è vero che lUdc abbia aperto alla candidatura di Napolitano e che lui ha votato senza ombra di dubbio per Gianni Letta: «Credo che il nostro voto allinterno della rosa che abbiamo indicato debba puntare a Marini», ha dichiarato mostrando laltra anima del partito di Casini. Tra le due diverse posizioni ci sono state le trattative frenetiche dei vertici del partito: Casini con Fini, Casini con Berlusconi, Berlusconi con Fini e Casini e con Lorenzo Cesa e Calderoli, Casini che incontra il consigliere politico di Prodi, Richi Levi. Follini che evita accuratamente gli incontri con la stampa. Incontri che si susseguono incessantemente durante la votazione in aula e subito dopo la lettura dei risultati del primo scrutinio andato a vuoto, sino a quella determinante dei vertici della Cdl.
Per lintera giornata la votazione in aula era stata segnata dalla decisione che ieri mattinata aveva preso lUdc. «Lufficio politico - si leggeva in un comunicato - conferma lauspicio che non si disperda la possibilità che nelle prime tre votazioni venga eletta una figura di alta garanzia, condivisa dai due Poli che si confrontano nel Paese». E in questottica lUdc dichiara di essere disponibile a inserire nella rosa dei quattro nomi fatta già sabato scorso (con i nomi di Dini, Marini, Amato e Monti) anche il nome di Napolitano. Unapertura quindi al candidato che lUnione ha lanciato dopo che la candidatura di Massimo DAlema è stata messa da parte. È sulla base di questo comunicato che lo stesso Follini ha spiegato che la candidatura di Napolitano «è quella che richiama di più al metodo Ciampi. La conseguenza più logica degli incontri di queste ore mi pare sia che il centrodestra debba votare Napolitano dal primo scrutinio». Così non è stato al primo scrutinio, ma molti dellUdc a partire da Tabacci si dicono certi che sarà così alle votazioni di oggi e danno Napolitano come il candidato di entrambi i Poli. Ed è in questa direzione che andrebbero letti i numerosi incontri di Casini che è stato per tutta la giornata di ieri quello che ha più spinto i suoi alleati ad accettare la candidatura Giorgio Napolitano. Del resto lex presidente della Camera ha sempre mostrato grande stima nei confronti dellesponente diessino, avendolo nominato presidente della Fondazione Montecitorio. Quasi un presagio. Insomma i principali sostenitori della candidatura Napolitano sembrano essere diventati proprio quelli dellUdc. È sempre Tabacci a esprimere con maggiore determinatezza questa posizione: «La candidatura di DAlema non era accettabile, quella di Napolitano sì. È nella linea del metodo Ciampi». Ed avvicinandosi a DAlema, durante lo struscio di Montecitorio, il deputato dellUdc gli fa gli auguri per la sua futura carica da ministro degli Esteri. «No, non lho consolato - risponde sorridendo ai giornalisti nel Transatlantico di Montecitorio - non ne ha bisogno. Ma sono certo che domani (oggi per chi legge) voteremo Giorgio Napolitano». Alla fine della lunga giornata del primo scrutinio il vortice degli incontri ha riaperto comunque i giochi. Malgrado Tabacci abbia ribadito: «Giorgio Napolitano verrà eletto alla terza o quarta votazione.
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