Un popolo antico costretto a ripartire dall’«Anno zero»

I Khmer sono un gruppo etnico dell’Indocina. Sono il primo gruppo etnico della Cambogia (quasi il 90 per cento della popolazione), e sono presenti anche in Vietnam (dove la popolazione khmer prende il nome di Khmer Krom) e nel Sud-Est della Thailandia. La religione più diffusa è il buddhismo e la lingua khmer (appartenente al gruppo linguistico mon-khmer), ha una lunga tradizione letteraria, risalente al VII secolo. «Khmer Rossi» è invece il nome dell’organizzazione politica comunista rimasta al potere in Cambogia dal 17 aprile 1975 al 9 gennaio 1979. Il termine Khmer Rossi - dall’originale in lingua francese Khmer Rouge - fu coniato dal sovrano Norodom Sihanouk. Il loro nome ufficiale fu Partito Comunista della Cambogia, più tardi Partito della Kampuchea Democratica: uno dei regimi più violenti del XX secolo, poiché in rapporto alla popolazione causò più morti di tutti gli altri. Finora solo pochissimi leader Khmer Rossi sono stati processati e condannati al carcere. Molti - e soprattutto i più implicati nelle esecuzioni sommarie verificatesi durante la loro breve dittatura - hanno beneficiato di un’amnistia ad hoc per motivi meramente politici e di ordine pubblico. Durante il loro potere il calendario tradizionale fu sostituito da uno nuovo che faceva cominciare la storia dall’anno della rivoluzione, detto «Anno Zero».

L’autorità patriarcale venne abolita, stabilendo l’assoluta eguaglianza dei coniugi ed è curioso che in un regime così violento fu severamente proibito ai genitori percuotere, anche lievemente, i figli.

Nella foto in alto, la danza di due Apsaras (mitologiche ninfe, esseri seducenti) scolpite sul tempio di Preah Khan ad Angkor (Cambogia)

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