«Un portuale mi minacciò mettendomi il gancio al viso»

«Un portuale mi minacciò mettendomi il gancio al viso»

Eravamo alla fine di giugno del 1960. Alle ore 22 circa giunse l’ordine per la prima e seconda Compagnia 1º Btg Mobile di Torino di raggiungere Genova in cui doveva svolgersi il congresso del MSI.
La partenza avvenne durante la notte, giungemmo a destinazione alle prime luci dell’alba. Ci attendevano all’ingresso della città degli automezzi del Comando del capoluogo per accompagnarci al Forte S. Giuliano (sede del Btg di Genova) così chiamato perché nato da un progetto di trasformare un’antica villa patrizia (Sopranis) in caserma-fortino per guarnigione al fine di sviluppare le strutture del baluardo difensivo destinato ad impedire gli attacchi e gli sbarchi dal mare.
I responsabili del nostro reparto erano il capitano Fazio, coadiuvato dai tenenenti Deluca e Tronci. Lasciati gli autocarri e gli automezzi nel capiente piazzale fummo trasportati alla stazione CC di Genova Principe per l’alloggiamento. Durante il giorno del 28 giugno si ebbe la sensazione di un grave pericolo incombente. Al pomeriggio fummo incaricati di recarci con automezzi prezzo le stazioni ferroviarie di Brignole e Principe per scortare all’arrivo i congressisti ed accompagnarli presso gli alberghi in cui dovevano alloggiare. Si cominciava a captare una particolare atmosfera che non prometteva nulla di buono. Sia la radio che la televisione fornivano notizie in merito al congresso e l’ambiente era reso ancor più caldo dalle cronache e dai commenti particolari sui giornali quotidiani.
Vi era un clima ostile nei confronti del congresso. Genova non sembrava che avesse qualcosa da spartire con un’ideologia di destra, opposta a quella della maggioranza dei cittadini per cui sembrava strano che i responsaili dell’MSI (di un partito pur legittimo, con i suoi rappresentanti al Parlamento) avessero scelto la sede di Genova per il loro congresso.
Il 28 giugno 1960 alle ore 18 ebbe luogo in piazza della Vittoria un comizio antifascista. Noi eravamo stati incaricati, unitamente alla polizia, di mantenere l’ordine pubblico, presidiando il Teatro Margherita, ed affinché la manifestazione non degenerasse in violenza. La stampa ed in particolare il Secolo XIX evidenziarono che... la manifestazione indetta dai partiti socialista democratico italiano, repubblicano, comunista, radicale e socialista si era svolta senza il minimo incidente con la partecipazione di migliaia di persone raccolte attorno a una tribuna allestita a ridosso del monumento ai Caduti.
Vari oratori si erano alternati sul parco sino a quando ha preso la parole l’onorevole Sandro Pertini sottolineando che il congresso del MSI annunciato per il 10 luglio rappresentava un vero e proprio oltraggio alla città decorata di medaglia d’oro alla Resistenza. Aggiungendo che esaltando pubblicamente il fascismo i neofascisti commettevano una continua apologia di reato. Continuò accusando le autorità responsabili di garantire l’ordine soltanto da una parte. Il movimento partigiano si era assunto il compito di partecipare alla liberazione e riscattare la nazione dal ventennio fascista fece anche una critica forze di resistenza colpevoli di avere rotto il fronte degli antifascisti permettendo così ai neofascisti di ricostituirsi e di entrare nella vita politica del paese. Concluse affermando che i partiti ed organizzazioni antifasciste avrebbero continuato la loro lotta contro il congresso missino.
Al termine del comizio gli intervenuti sfilarono in corteo lungo via XX Settembre sciogliandosi dopo aver deposto corone di fiori ai due sacrari del Ponte Monumentale. Durante la manifestazione ricordo la presenza di due camion carichi di cassette di bottiglie di vetro vuote e con il tenente Deluca, mentre noi eravamo disposti all’esterno del teatro Margherita ed in via XX Settembre portarsi vicino ai conducenti degli stessi con i manifestanti che non opposero alcun contrasto al gesto, ingiungendo loro ad allontanarsi in senso contrario al corteo. Ricordo che noi facemmo rientro in caserma che erano circa le ore venti.
Intanto per il 30 giugno era stato indetto uno sciopero sempre di protesta per il congresso. Il giorno 29 cominciarono ad arrivare i congressisti. Durante la notte vi furono varie schermaglie nei pressi dell’hotel Columbia e dell’hotel Verdi dove alloggiavano gli esponenti missini di spicco. Era il preludio di quanto sarebbe accaduto il giorno seguente? Naturalmente la sera i nostri comandanti in collaborazione con i responsabili locali avevano disposto servizi di vigilanza e osservazione nei pressi dei centro della città, soprattutto in via XX Settembre e nelle piazze della Vittoria e De Ferrari. Il teatro Margherita era vigilato. I tenenti Deluca e Tronci con il capitano Fazio che in particolare dovevano garantire l’incolumità dei congressisti erano sempre presenti accanto a noi dipendenti. La vigilia del 30 trascorse particolari note da segnalare.
Al mattino del 30 eravamo stati schierati all’esterno del teatro Margherita, dove stavano arrivando i primi partecipanti protetti dalla scorta fin dalla loro uscita dagli alberghi. Intanto una moltitudine di persone si era radunata attorno e nelle vicinanze del teatro inveendo contro gli stessi in particolare contro quelli che avevano operato contro i partigiani durante la Resistenza.
Noi osservavamo. Quei tempi li avevamo vissuti in tutti i loro lati negativi e positivi. Grazie allo sciopero generale migliaia di persone si erano radunate in piazza della Vittoria secondo le direttive dei partiti e delle organizzazioni sindacali uniti nell’azione di protesta contro il congresso.
Verso le ore 14 i dimostranti cominciarono ad affluire davanti alla sede della Cgil. Su questo raduno il Secolo XIX scrisse testualmente: «In via Balbi si erano riunite anche delegazioni di partigiani di altre città: Cuneo, Torino, Novara, Sestri Levante. La folla preceduta dalle bandiere delle associazioni partigiane e dai lavoratori delle città partecipanti si è unita un’ora più tardi da piazza dell’Annunziata gremita di trentamila persone fino a quel momento nessun segno di nota. Si notavano piccoli gruppi di dimostranti che si riversavano verso il centro intonando canzoni partigiane.
La polizia era assente essendosi convenuto tra le autorità e le organizzazioni dei partiti che la manifestazione si sarebbe svolta liberamente e la polizia stava lontana proprio per evitare ogni possibile motivo di scontro.
Poco dopo le 15 il corteo si è mosso dall’Annunziata e si è avviato compostamente verso via Garibaldi, raggiungendo piazza De Ferrari, via XX Settembre ed infine il Sacrario dei Caduti in piazza della Vittoria. Tutte le saracinesche dei negozi erano state abbassate dai proprietari secondo l’invito delle organizzazioni sindacali che avevano proclamato lo sciopero generale.
In piazza della Vittoria i dimostranti sostarono per ascoltare il succinto discorso del segretario della Camera del Lavoro Pigna sui motivi che avevano indotto i partiti e i sindacati ad opporsi al congresso missino. La folla lungamente applaudiva. Quindi si è avviata lungo via XX Settembre. A questo punto la manifestazione avrebbe dovuto disperdersi, sciogliersi. È stato invece proprio allora che di colpo sono iniziati i tumulti accompagnati da violenti tafferugli. Si aveva modo di vedere i manifestanti lanciare sassi, spranghe, ganci. Ogni oggetto era usato contro le forze dell’ordine.
Si reagì con il lancio di bombe lacrimogene e getti d’acqua. Era l’unico modo per contrastare la guerriglia che sistematicamente si formava nel centro della città.
All’ingresso del teatro Margherita facevamo l’impossibile per respingere i dimostranti che volevano penetrare all’interno dove si trovavano tanti congressisti. Ricordo che fui minacciato da un dimostrante che mi mise il gancio, attrezzo dei portuali, contro il viso. Non mi fece male. Contemporaneamente a tutelare i congressisti dovevamo intervenire verso piazza De Ferrari dove operava la polizia che presidiava tale zona dove era in atto uno scontro frontale con i dimostranti quali facevano anche uso di lancio di pietre, bastoni, spezzoni di catene, pezzi di sedie. Si rispondeva, ripeto, con dei lacrimogeni e con gli idranti.
Vidi i miei colleghi Palmisano, Apollonio, Bella, Concas, Desantis ed altri ancora portarsi a bordo degli automezzi verso piazza De Ferrari per fronteggiare la guerriglia e fare ritorno presso il teatro Margherita con i vetri dei camion danneggiati e con delle ferite alle persone. Tutto questo ebbe modo di terminare alcune ore dopo. Venne stilato alla fine un bollettino di ciò che era stata la sommossa di quel pomeriggio. Si contavano un centinaio di feriti tra carabinieri e poliziotti, tre camionette ed una edicola incendiate, un capitano della Celere immerso nella vasca di piazza De Ferrari e gruppi di guardie sottoposte ad un vero e proprio linciaggio. Si riuscì a trasportare i congressisti alle stazioni nonostante che i politici discutevano in prefettura se il congresso poteva essere spostato ad altra sede. Ricordo che anche il capitano Fazio partecipava a queste riunioni e quando rientrava riferiva anche agli altri responsabili del reparto delle decisioni prese dagli stessi.
Decisioni che alla fine furono quelle di accantonare qualunque forma di congresso del MSI a Genova.
Forse questa decisione sarebbe stato meglio fosse stata presa sin dall’inizio, anche se il MSI era rappresentato in Parlamento. Si sarebbero evitati tante e tante cose tristi che seguirono anche in altri luoghi. Lasciammo Genova dopo alcuni giorni. Lasciando agli altri il compito di spiegare le ragioni di quanto accaduto, sempre che una di queste vi sia.

E forse la cercheranno con convegni, tavole rotonde, scritti, libri, ed altri studi ancora. Chissà, forse troveranno le ragioni per una decisione di far effettuare il congresso del MSI a Genova.
*ex maresciallo dei carabinieri

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