Resteranno al loro posto i 25 poliziotti condannati in appello a Genova per lirruzione nella scuola Diaz di Genova durante il G8 del 2001. Lo ha detto ieri il sottosegretario allInterno Alfredo Mantovano.
«Questi uomini hanno e continuano ad avere la piena fiducia del sistema sicurezza e del ministero dellInterno, resteranno quindi al loro posto», ha puntualizzato Mantovano commentando una sentenza che allindomani scatena polemiche furibonde.
Dopo 11 ore di camera di consiglio, martedì sera, la Corte dAppello di Genova ha inflitto 98 anni complessivi di carcere per falso ideologico e lesioni gravi a ventuno agenti e a quattro dirigenti della polizia, condannati anche allinterdizione dai pubblici uffici per cinque anni. Sono stati invece prescritti i reati di calunnia, arresto illegale e lesioni lievi a loro carico. «È una sentenza che non dice lultima parola, in quanto afferma lesatto contrario di quanto era stato stabilito in primo grado e quindi ora andrà al vaglio della Corte di Cassazione», ha aggiunto il sottosegretario. Ed è ciò in cui confida anche lavvocato Piero Porciani, uno dei legali dei poliziotti secondo cui sono state condannate persone per reati commessi da loro sottoposti, peraltro mai chiamati a risponderne».
La terza sezione penale della Corte dAppello ha inflitto la pena più pesante a Vincenzo Canterini, ex dirigente del reparto mobile di Roma, mentre lex vicequestore Michelangelo Fournier e Luigi Fazio sono stati prosciolti per intervenuta prescrizione.
Il procuratore generale Pio Macchiavello nella requisitoria, aveva invocato pene per oltre 110 anni di carcere per tutti i 27 imputati, chiedendo poi lesclusione della concessione delle attenuanti generiche. Mantovano, nonostante tutto, resta fiducioso affermando di essere «ragionevolmente convinto che la Cassazione ristabilirà lesatta proporzione di ciò che è successo, scioglierà ogni ombra su fior di professionisti della sicurezza che oggi si trovano in questa situazione».
Duro lex presidente del Senato, Marcello Pera. «Questa sentenza è una delle pagine più brutte della storia della nostra magistratura. Sono certo che la Corte di cassazione ristabilirà la verità, ma rimane aperta una profonda ferita istituzionale. La decisione dei giudici dappello, che di fatto ribalta una sentenza di primo grado, non trova alcun riscontro nei fatti e risponde più a un teorema politico che ai principi fondamentali di giustizia e verità che la magistratura ha giurato di osservare».
Enrico Zucca, il pm «vincitore» sceglie il basso profilo. «Siamo imbarazzati. «La parola complimenti - dice Zucca - ci mette in difficoltà. Siamo soddisfatti non del risultato, ma del lavoro che abbiamo fatto. Il nostro dovere era quello di indagare sulle violazioni commesse, e questo è il risultato che abbiamo acquisito. Non si processano le persone, ma i comportamenti».
«Allinterno della polizia - critica - non cè stata la capacità di avviare una riflessione su quanto successo».
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