Postino in malattia rapina il suo ufficio ma viene arrestato

da Milano
«Sì, è vero signor tenente, sono stato io, io insieme al Giuseppe, ho fatto proprio una cazzata». Be’ veramente le «cazzate» sono state quattro: la prima appunto assaltare a mano armata un ufficio postale, la seconda scegliere quello dove lavorava lui, la terza mettersi in malattia il giorno del colpo, la quarta conservare i ritagli di giornale che parlavano della sua impresa. Tutti particolari che hanno permesso ai carabinieri di acciuffare un portalettere doppiamente infedele: assenteista e rapinatore, un record anche per una pubblica amministrazione come quella italiana.
Walter Schiavi ha 29 anni e, in epoca di precariato, sei anni fa ha avuto la fortuna di assicurarsi il tanto agognato posto fisso. E alle Poste per di più: chi l’ammazza più? Così tutte le mattine dà un bacio alla mamma, con cui divide un appartamento in via Creta, periferia ovest di Milano, e infila la borsa a tracolla. Il suo lavoro prevede infatti di passare a raccogliere la corrispondenza presso i diversi uffici postali della zona per poi smistarla casa per casa. Un impiego assolto con grande zelo, in sei anni sembra non abbia mai avuto un solo richiamo dai superiori.
Qualche tempo fa però gli arriva un nuovo vicino, Giuseppe Deufemia, 27 anni, pregiudicato e nullafacente. Originario di Brugerio, paesone brianzolo a due passi da Monza, si è appena trasferito a casa della sua nuova fiamma, appunto in via Creta. I due diventano amici e un po’ alla volta maturano l’idea di un colpo da fare come dire... in sinergia: il Walter ci mette il «know-how», vale a dire la conoscenza dei luoghi, il Giuseppe la sua esperienza sul campo. Da una decina d’anni infatti Deufemia bazzica caserme e patrie galere, ha una bella sfilza di precedenti: furti, droga, ha il vizietto di tirare di coca, e rapine. Reato per il quale ha già messo insieme quattro arresti.
I due, pensa che ti ripensa, architettano il piano nei minimi particolari e decidono di metterlo in pratica il 30 luglio. E qui il Walter ha la trovata geniale: per essere sicuro di non avere intoppi dell’ultima ora, decide di mettersi in malattia. Così di buon mattino chiama il suo capo e gli spiega di avere due linee di febbre, assicurandogli però che il giorno dopo sarebbe stato puntuale in ufficio.
Invece in ufficio ci passa la mattina stessa. Le riprese delle telecamere a circuito chiuso della sede di via Novara 30, non distante da casa Schiavi tra l’altro, lo immortalano mentre si cala un cappellino sugli occhi e apre deciso la porta. Subito seguito dal complice che spinge via una donna che sta uscendo e si piazza in mezzo all’atrio spianando una calibro 22 con cui minaccia clienti e impiegati. E qui, dopo la rapina, il Walter fa la seconda «cazzata». E cioè muoversi con troppa sicurezza: non ha un momento di esitazione, gira intorno al banco, punta deciso alle casse che ripulisce portando via 5mila euro. Particolare che viene sottolineato più volte dai dipendenti: mai visto un rapinatore così pratico dei luoghi.
I carabinieri di Porta Magenta coordinati dal tenente Egidio Lardo, visionano i filmati e riconoscono subito una vecchia conoscenza, appunto il Deufemia. Poi si fanno dare le presenze, scoprendo che Schiavi, terza «cazzata», si è messo in malattia. Le indagini infine consentono di verificare come i due si conoscessero. E così giovedì mattina vanno a prenderlo a casa dove trovano, quarta «cazzata», i ritagli dei giornali che parlano della rapina fatta da «superprofessionisti». Lui se la canta tutta: «Sì, siamo stati io e il Giuseppe. Ho fatto una cazzata ma avevo qualche problema economico». Quale e perché non ha voluto spiegare.

Dagli accertamenti infatti risulta che non abbia problemi di gioco d’azzardo, droga o donnine allegre. Forse è stata tradito dal desiderio d’avventura, forse è stato affascinato dall’immagine da duro del nuovo amico. Avrà tempo in carcere per trovare la risposta.

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