Il posto fisso? Passato da sogno e futuro incerto

Il posto fisso? Passato da sogno e futuro incerto

Sono circa 3 milioni i dipendenti pubblici. I più fortunati hanno un contratto a tempo indeterminato, su gli altri invece, grava una scadenza che spesso non sfocia in un rinnovo. Gli assunti per sempre sono la maggioranza e costituiscono il nocciolo duro del posto fisso. La guerra aveva non soltanto fiaccato le speranze, ma sopratutto assottigliato le certezze. Tra le certezze troneggiava il posto fisso, massimo emblema di sicurezza economica e sociale. Il posto fisso rappresentava un sogno. L'Italia a ridosso degli anni Settanta aveva un rapporto Debito/Pil pari al 30% e cresceva mediamente di 6 punti percentuale l'anno. Una vera e propria corazzata! La lira addirittura era considerata un modello monetario da imitare e la disoccupazione era ai minimi storici, l'impresa volava ma nonostante tutto il posto fisso non perdeva il suo appeal. La famiglia tradizionale italiana pianificava sempre allo stesso modo, prima un pezzo di carta, licenza o diploma che fosse e poi, il ricorso ossequioso al santo in paradiso che se ben omaggiato presto o tardi avrebbe fatto il miracolo. Il posto fisso garantiva il mutuo per una casa, le rate per un'utilitaria, tre pasti al giorno per la famiglia, il grembiule e la cartella per i figli e di tanto in tanto una scampagnata domenicale. Però le famiglie si accontentavano, rischiavano pochissimo, pretendevano ancor meno e talvolta riuscivano persino a risparmiare. Il posto fisso non era un lavoro, bensì un'occupazione. Non vi si accedeva per una esigenza lavorativa dell'azienda pubblica, ma per lo più, per soddisfare un bisogno esistenziale, forse più correttamente clientelare. E si restava servi fedeli del traghettatore, uno strano benefattore a cui dimostrare eterna devozione. Improvvisamente però, la crescita iniziò a rallentare ed il debito a salire. S'innestò una marcia inarrestabile verso il declino. L'occupazione divenne sempre più un lavoro, anche se ancor oggi persistono isole felici con la sicurezza di uno stipendio a fine mese.

Ahi loro, nella generalità dei casi, non è più l'agognato posto fisso di un tempo, oggi ci sono sempre maggiori responsabilità, tempi da rispettare nell'erogazione della prestazione, organi ispettivi che vigilano e persino l'introduzione di controlli biometrici sulla presenza in ufficio.

L'avvento del digitale poi, ridurrà ulteriormente la necessità di forza lavoro. Oggi occorrerebbe agganciare il progresso, orientare la formazione verso nuovi profili professionali utili alle esigenze del mondo che cambia.

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