Cultura e Spettacoli

Poveri ma belli, l’umanità dell’800

A Piacenza paesaggi, ritratti e scene di genere di autori «minori» collezionati da un misterioso «oltrepadano»

Sono piccoli e tutti poetici: paesaggi, ritratti e scene di genere. Quarantacinque dipinti a olio dell’Ottocento di un misterioso collezionista «oltrepadano» che non vuol far sapere il suo nome, pur rilasciando un’intervista, pubblicata in catalogo. Il signore in questione racconta che negli anni Cinquanta, quando aveva quindici anni, gli era capitata fra le mani «una prima edizione del Comanducci» con una «gran quantità di nudi femminili». Trent’anni dopo, un conoscente gli regalò un catalogo d’asta di dipinti dell’Ottocento. È il colpo di fulmine, i ricordi si mescolano, e lui diventa un appassionato collezionista. Comincia a comprare alle aste quadri dell’Ottocento, di autori noti e no, ma tutti firmati e di qualità.
Mette così insieme una collezione raffinata di opere realistiche, romantiche e macchiaiole, in parte oggi esposte alla Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi di Piacenza. Una sede significativa, perché creata da un altro grande collezionista, Giuseppe Ricci Oddi, che nel 1924 aveva donato alla sua città una ricca raccolta di opere d’arte ottocentesche, facendo costruire a sue spese un palazzo per accoglierla.
Intenti diversi, per i due collezionisti: Ricci Oddi aveva voluto documentare con i suoi quadri lo sviluppo delle arti in Italia nel XIX secolo, mentre l’«oltrepadano» ha puntato sull’insolito, su «artisti cosiddetti minori», ma di pregio. Il panorama che ne esce è nel complesso omogeneo e rappresenta una preziosa integrazione all’arte e alla cultura dell’Ottocento, che in questi piccoli dipinti dà forse davvero il meglio di sé.
Molti sono paesaggi. Trattati con la minuzia di gioielli, restituiscono il volto di un secolo povero, ma sereno, pieno di risorse e speranze. Ci sono le campagne romane intonse di Vittorio Aviondo, un pittore torinese di famiglia aristocratica vissuto nella seconda metà del secolo. E quelle dell’entroterra veneziano di Guglielmo Ciardi. E le vedute lacustri del veronese Angelo Dall’Oca Bianca, smaglianti di colore. Le case sono misere, slavate e scrostate del tempo, con i panni al sole. Ci sono i vecchi palazzi veneziani, riflessi nel mare, dipinti da Bartolomeo Bezzi, che si riallacciano alla lunga tradizione della Laguna. O i casolari di Giuseppe Canella affacciati sul lago di Como, o ancora i rustici del milanese Filippo Carcano, allineati lungo viuzze sterrate battute da carrette, cavalli e contadini.
L’umanità che abita le tele è semplice: bambini nell’erba, contadini, braccianti, barcaioli, festaioli. Gente che lavora, che aspetta sui moli, che passeggia. Ritmi lenti, ma intensi, carichi di energia. Tra i dipinti di figura, alcuni particolarmente suggestivi. La Povera Ninì del ferrarese Arnaldo Ferraguti, ad esempio, rappresenta una bambina, a letto, malata: ogni particolare ha un suo sapore, dalla piccola bambola alla scarpetta di pelle sulla sedia, dai cuscini di stoffa colorata alle tende che velano la finestra, sino a quel profilo di bimba, reale, ma senza tempo. È un dipinto sobrio, in cui si percepisce quella nota affettiva che caratterizza il famoso Cuore di Edmondo de Amicis, uscito da Treves quasi in contemporanea col dipinto e illustrato in parte dallo stesso Ferraguti.
Altro capolavoro il Ritratto di donna del romano Antonio Mancini: una ragazzina sporca ma bella, di quelle che s’incontravano agli angoli delle strade. Orecchini d’oro, scialle colorato, capelli arruffati e, negli occhi, il dramma della miseria.
LA MOSTRA
Un altro ’800. Gusto e cultura in una quadreria oltrepadana Piacenza, Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi, sino al 25 giugno.

Catalogo Skira.

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