Landini perde il treno ma trova un altro alibi. "È crisi democratica"

Sprecati 230mila euro a caccia di rimborsi. Il sindacalista giura: "Dimissioni? No di certo"

Landini perde il treno ma trova un altro alibi. "È crisi democratica"
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Parla Maurizio Landini: «Il nostro obiettivo era raggiungere il quorum, è chiaro che non lo abbiamo raggiunto» ha rivelato ieri in conferenza stampa, e però «ci sono 14 milioni le persone che hanno votato I problemi che abbiamo posto rimangono sul tavolo». Ora i problemi sono sul tavolo, prima evidentemente non c'erano, ergo «questo mese e mezzo ci ha permesso di rimettere al centro il tema del lavoro». Ora il lavoro è al centro. Poi: «Il voto non è contro il governo, ma per cambiare leggi balorde fatte da questo governo». Non è la stessa cosa. C'è altro? Ovvio, Landini non sarebbe Landini se non paventasse un pericolo per la democrazia: «Esponenti di governo, interrogati sui quesiti, non sapevano i contenuti e contemporaneamente chiedevano di non andare a votare Non stanno mettendo in discussione la Cgil, in gioco c'è la democrazia del Paese». Che è la stessa cosa, si evince. Poi i toni più gravi: «Siamo nel pieno di una crisi democratica e dentro una crisi del lavoro senza precedenti, e il fatto che anziché discutere si sia evitato il confronto diretto, giocando sul non andare a votare, è una scelta di cui abbiamo preso atto» .

Domanda: era proprio necessario spendere tutti questi soldi per scoprire che in Occidente esiste il tema del lavoro? «La democrazia costa», ha risposto lui, «aggiungendo che «avevamo chiesto che si votasse insieme alle comunali, al primo turno».

Bene. Detto questo, sarà il caso di redigere un qualche bilancio economico e politico.

1) Il sindacato di Landini ha investito più di tutti per i referendum ma si sono rivelati soldi buttati: risultano 230 mila euro di sponsorizzazioni sulle piattaforme social nell'arco di un mese, dal 4 maggio al 2 giugno: 7 mila euro al giorno, 16 mila nell'ultima settimana analizzata. Notare che il Pd si è fermato a 33 mila euro, e Più Europa (in prima linea per il referendum sulla cittadinanza) a 24 mila.

2) Se fosse stato raggiunto il quorum, il sindacato avrebbe potuto ottenere rimborsi fino a un massimo di 2,5 milioni: ma il quorum è mancato. Ci sarà comunque un rimborso parziale per il solo fatto di aver raccolto le firme per i quesiti: di che rimborso si parla? Sul tema impera una certa opacità.

3) Nessuno dubita che sia una disfatta politica. Matteo Renzi si dimise dal governo per una sconfitta referendaria, Maurizio Landini non sembra avere questa intenzione con la Cgil: «Non ci penso neanche lontanamente», ha detto ieri, «non credo sia oggetto di discussione». Non crede. Si tratterà di capire quanto la diserzione degli elettori sia stata anche una diserzione degli iscritti al sindacato, e quanto, insomma, sia effettiva la distanza tra i vertici e la cosiddetta base: è un fatto che la varietà ubriacante degli argomenti dei comizi (precarietà, posto fisso, articolo 18, Costituzione, diritti, morti bianche, pensioni ecc.) non abbia funto da collante. Circa il rapporto con la sinistra, Landini ha detto che « «non ho sentito nessuno, non ho parlato con nessuno»: tantomeno con quei leader del «campo largo» sui quali un raggiungimento del quorum gli avrebbe permesso di spadroneggiare. Altri leader sindacali come lui, dopo qualche fuoco artificiale, in passato ebbero un seggio parlamentare come massimo esito di fine carriera.

4) Intanto Landini si prepara a incassare un rumoroso fallimento nella trattativa col Ministero della Pubblica amministrazione: «Non metteremo risorse aggiuntive sui contratti per la sanità Landini esprime le sue aspirazioni sui tavoli negoziali», ha fatto sapere il ministro Paolo Zangrillo in un'intervista a La Stampa.

«Landini avrà aspirazioni per il suo futuro», ha detto ancora il ministro «ma le sta esprimendo a danno dei lavoratori: dicono no a risorse stanziate e, allo stesso tempo, ci chiedono il salario minimo», ma «definire i salari per legge mi pare una soluzione che smentisce la storia sindacale di questo Paese».

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