Concorrenza spietata. È la definizione più corretta di «Catering più», la società messa su dalle Suore Giannelline di San Fruttuoso, che il pranzo di Natale lo preparano e lo portano anche a casa. Concorrenza sì, ma suor Germana, la regina della cucina col velo, il ricettario della tradizione fatto persona. Tre antipasti, due primi e due secondi, dolce, e un menù che mette lacquolina in bocca alla prima entrée, sono la sfida di Natale di chi ha deciso di «sfruttare» il lato positivo del consumismo. «Da poco più di un anno abbiamo creato questa società senza fine di lucro - spiega suor Mafalda, la contabile del gruppo, la suora che fa girare tutto come un cronometro -. Ma la risposta è già andata oltre ogni aspettativa. Tanto che abbiamo dovuto mettere un limite alle prenotazioni. Chiudiamo il 18 dicembre, oltre non possiamo più prendere ordini per Natale. Vogliamo preservare la qualità».
Un cenone fatto in casa, con piatti di una volta ma anche con accostamenti ricercati. Dal tortino di carciofi e prosciutto al cappon magro, lantipasto chiude con gamberetti in insalata di avocado e arance. Ma chi è lo chef? «In cucina ci sono due suore che coordinano e sette collaboratori laici. E sono davvero bravissimi - assicura la religiosa -. Abbiamo molte richieste di cappon magro e lo consiglio. Riusciamo a garantire fino a trecento pasti completi». I primi sono crespelle delicate di farro con radicchio e taleggio e ravioli al «tocco» di una volta. Per i secondi bisogna scegliere due piatti tra stinco di vitello agli agrumi con contorno di cipolline, coniglio ripieno con carciofi al verde o vera cima alla genovese con contorni di spinaci, uvetta sultanina e pinoli.
Ma il piatto forte non è neppure il dolce, una promettente bavarese al passito. Il vero miracolo nasce in cucina ma finisce in missione. Perché i 49 euro chiesti per ogni «coperto» servito direttamente a casa, servono per sostenere le attività delle suore in India (la comunità di Manuguru ha già realizzato grazie alla Catering più due classi di scuola elementare) e in Africa (a Kinshasa, in Congo, sono arrivate soprattutto medicine, alimenti e attrezzature sportive). «Nei primi tre mesi di attività, a fine 2006, abbiamo chiuso con un utile destinato alle missioni di 4.000 euro - sorride soddisfatta suor Mafalda, sottintendendo che il 2007 chiuderà con attivi ben più consistenti -.
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