Pamela DellOrto
Per dieci anni centinaia di famiglie milanesi hanno aperto la porta (e il frigorifero) a uno straniero invitandolo a pranzo il giorno di Natale. Unesperienza particolare (lodata in passato da Papa Giovanni Paolo II), anche perché i convitati sono stati soprattutto i meno fortunati e i senzatetto. Ora saranno gli immigrati a cucinare e offrire un pranzo ai milanesi, accogliendoli nelle loro case. Per aprire un dialogo. Questa volta lappuntamento è per il primo gennaio: è la prima iniziativa del genere in Italia e in Europa e, inutile dirlo, ha avuto il sostegno della Segreteria di Stato del Vaticano.
Aggiungi un posto a tavola, idea, nata 10 anni fa, dellOsservatorio di Milano, finora ha raccolto consensi fra 2.500 famiglie tra Milano e Roma. E questanno, solo a Milano, ha «arruolato» 100 famiglie italiane (per il pranzo di Natale) e fra le 200 e le 300 famiglie straniere (per quello di Capodanno). Cinesi, latino-americani, cittadini dellEst Europa, africani e arabi. Famiglie di ogni etnia e religione che si cimenteranno nei piatti tradizionali della loro terra dorigine e li serviranno a un ospite milanese. Poi succederà quello che è già successo negli scorsi anni a tante persone: che sono diventati amici, hanno iniziato a frequentarsi ed aiutarsi. Persone come Alì, giovane musulmano: dopo unadolescenza passata sulla strada a vendere sigarette, quando trova un po di benessere chiama lOsservatorio e chiede di poter invitare a pranzo un italiano. Gli mandano un ex ragioniere ridotto in miseria e poi diventano amici. A raccontarci lepisodio è Massimo Todisco, direttore dellOsservatorio. Di storie così ce ne sono a centinaia. Come quella di una «maestra in pensione alla quale ho mandato due ragazzi della Costa dAvorio. Lei li ha adottati: ha trovato loro lavoro, li invita a pranzo ogni 15 giorni, la domenica e stira loro le camicie. È da questi episodi che mi è venuto in mente di ribaltare le situazioni: ci sono anche gli stranieri che chiedono dialogo. E il dialogo si può iniziare ad aprirlo proprio da qui, per non arrivare a situazioni-limite come a Parigi. Insomma, mentre nelle banlieue francesi bruciano le auto, qui invitano a pranzo».
Il sistema dellOsservatorio è semplice: niente propaganda o pubblicità, solo passaparola. La voce gira fra le comunità straniere e liniziativa continua a fare proseliti.
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