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Precaria sì, stabile no. Il motivo? Non è italiana

Palermo, una "lsu" tunisina esclusa dal concorso perché non ha ancora la cittadinanza. Eppure lavora nel settore turistico da dieci anni e ha fatto anche da interprete al sultano dell’Oman. Il caso finisce all’Ue

Palermo Da dieci anni lavora per il Comune di Palermo, in uno dei punti informativi per i turisti dislocati nelle zone strategiche della città. E anche se è precaria (fa parte della folta schiera degli Lsu, i lavoratori socialmente utili) l’amministrazione comunale conosce molto bene le sue competenze – parla quattro lingue, tra cui l’arabo - tanto che qualche mese fa l’ha chiamata a fare da interprete in occasione della visita del sultano dell’Oman. Ma potrà continuare a lavorare soltanto da precaria: la sua partecipazione ad uno dei concorsi che il Comune sta portando avanti per stabilizzare il suo enorme bacino di precariato è stata bloccata. Il motivo? Non è ancora cittadina italiana, benché in Italia viva da 30 anni con il marito – un italiano – e la figlia, anche lei nata in Italia. Insomma, da precaria è ben accetta, ma di lavoro stabile, almeno per adesso, non se ne parla.

La storia. E’ una signora tunisina di 48 anni, Fatma Tmar, la protagonista di questa storia che arriva dal capoluogo siciliano. “Dopo dieci anni nel settore turistico – ha raccontato Fatma al Giornale di Sicilia – speravo tanto in questo incarico, e invece…”. E invece Fatma, lo scorso 3 dicembre, si è sentita dire dalla commissione esaminatrice che non poteva partecipare alla selezione, che la sua domanda era stata esclusa nonostante fosse specificato che la pratica per il rilascio della cittadinanza era in corso. “Insomma - continua Fatma - come Lsu precaria posso continuare a lavorare, anche se non sono ufficialmente italiana, ma non posso essere stabilizzata”. 

La replica. L’assessore comunale alle Risorse umane, Roberto Clemente, allarga le braccia: “La legge – sottolinea – prevede che per entrare nella pubblica amministrazione si debba essere cittadini italiani. L’unica possibilità per la signora è che ottenga la cittadinanza prima che il Comune pubblichi altri bandi per Lsu”. Insomma, Fatma deve essere cittadina italiana al momento della presentazione della domanda. E quindi, almeno per ora, non può partecipare al concorso riservato a chi, come lei, già lavora da tempo nel settore turistico.

Il caso finisce all’Ue. Sulla vicenda è intervenuto l’europarlamentare palermitano di Rifondazione comunista Giusto Catania, che ha annunciato un’interrogazione: «L’esclusione di Fatma Tmar – sottolinea il deputato europeo – è stata decisa in palese violazione delle norme comunitarie che condannano la discriminazione in ambito lavorativo a causa della nazionalità. Chiederò subito l’intervento degli organismi comunitari. E’assurdo che Fatma, in Italia da trent’anni, sposata con un italiano, madre di una figlia nata a Palermo e con un lavoro precario nell’amministrazione cittadina, quindi in possesso di tutti i requisiti, non abbia ancora ottenuto la cittadinanza.

Ma, in ogni caso, questo non può essere elemento di esclusione dal concorso poiché, con le sue caratteristiche, rientra tra gli emigrati di lunga durata».  

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