Precursori letterari L’autore di «Radical Chic»

Marshall McLuhan fu un rigido conservatore che previde il futuro tecno-mediologico del villaggio globale partendo dall’America. E Tom Wolfe è un ironico conservatore che ha anticipato le mode socio-culturali americane osservando il mondo. La dimostrazione che ad attrarsi non sono gli opposti ma i simili, sta nel fatto che quando i due si conobbero capirono entrambi l’originalità dell’altro. Si apprezzarono e divennero amici. Fu Tom Wolfe, talentuoso e rampante giornalista destinato a un luminoso futuro letterario, a lanciare nel 1965 sul New York Herald Tribune il sociologo canadese Marshall McLuhan, ricercato in quel momento dalle più grosse società d’affari newyorkesi che volevano «inscatolarselo» ma ancora di fatto sconosciuto al grande pubblico. A renderlo popolare, con tutte le implicazioni che implica il termine “pop”, fu infatti il celebre pezzo E se avesse ragione?, firmato da Tom Wolfe. «E se è ciò che sembra: il più importante pensatore dopo Newton, Darwin, Freud, Einstein e Pavlov, se è l’oracolo dei tempi moderni - se avesse ragione? - sarà già lì, nella nostra scatola». Un articolo perfetto, premonitore e provvidenziale, pubblicato nell’altrettanto celebre raccolta di saggi The Kandy-Kolored Tangerine uscita nel 1965 negli Usa, tradotta per la prima volta da Feltrinelli nel ’69 e che torna oggi dopo un lungo oblio: La baby aerodinamica kolor karamella (Castelvecchi, pagg. 256, euro 16,50).
Osservatore provocatorio come i suoi completi bianchi e sferzante come la sua prosa caustica, Wolfe in quel libro, come successivamente in Radical Chic (1970), o In Our Time (1980), o La bestia umana (2000), preannuncia le mode, gli opportunismi, i tic linguistici e i luoghi comuni culturali degli abitanti del «villaggio globale». Tom Wolfe è un sofisticato sociologo dei costumi di massa tanto quanto Marshall McLuhan fu uno studioso severo dei mezzi di comunicazione sociali. Entrambi sempre troppo avanti per essere progressisti.
E così, mentre il filosofo canadese mise in guardia prima degli altri dagli effetti prodotti dai media sui comportamenti dei singoli e della collettività, così lo scrittore americano ha denunciato meglio di tutti i fenomeni sociali destinati a irrigidirsi nei peggiori conformismi globali.

Dalle mode più innocenti come quella di personalizzare le automobili (la «customizzazione» che dà il titolo alla raccolta del 1965) agli atteggiamenti meno sopportabili, come l’antiamericanismo di maniera degli intellettuali upper class (che fa il paio, oggi, con l’antitalianità di principio dell’intellighenzia a là Repubblica) fino all’irresistibile attrazione planetaria che tutti i radical, ma chic, provano per i rivoluzionari da salotto. Tom Wolfe la chiama «nostalgia de la boue»: quando le classi «superiori» adottano le abitudini di quelle «inferiori» per far colpo. «Per essere sconvolgenti e offensivi - scrive Tom Wolfe - e cavarsela sempre».

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