In Italia si torna a parlare di educazione. Mentre il ministro Letizia Moratti difende la sua riforma ribadendo la volontà di mettere leducazione al centro del sistema scolastico, escono tre libri e un film che trattano il tema. Sono Gli anni di viaggio di Wilhelm Meister di Goethe (Medusa), Il sopravvissuto di Antonio Scurati (Bompiani), Mine-Haha ovvero delleducazione fisica delle fanciulle di Frank Wedekind (Adelphi), da cui è tratto il film omonimo. Circostanze che invitano a riflettere sui principi educativi alla base della nostra cultura.
Con il processo di secolarizzazione avviato dallilluminismo, la cultura e la scienza occidentali hanno rigettato le forme di sapere tradizionali, sintetizzate ad esempio in quella grandiosa opera di formazione che è la Divina Commedia, o dallideale dellUomo rinascimentale, la cui educazione si basava sui più alti valori etici ed estetici. La cultura classica greca e latina, il tomismo, il platonismo, pur con le loro differenze, erano accomunati dal riconoscimento dellorigine divina delluomo e del cosmo. Ogni allievo si affidava rispettosamente alla guida del maestro per appropriarsi dei principi fondamentali, riservandosi in seguito la possibilità di rimanergli fedele o di opporsi a lui e tradirlo. Negli ultimi decenni labbandono di questo modello ha subito una forte accelerazione e si è accompagnato allistituzione della scolarizzazione di massa.
Il libro di Scurati delinea uno spaccato impietoso dellambiente scolastico, dominato dalla sciatteria e dal disinteresse verso lalto compito formativo e privato della sua valenza ideale. Al centro di questo quadro desolante sta un professore, lunico apparentemente in grado di aprire un canale privilegiato di comunicazione con gli studenti. Ma il suo tentativo di trovare un senso alla strage compiuta dal suo allievo prediletto si risolve in un nulla di fatto. Si può interpretare questo fallimento come la cifra di un uomo disilluso, capace di «fissare lorrore», ma non di trovare una qualsiasi forma di riscatto. Da lui non viene nulla di costruttivo, nessuna trasmissione di valori o identità.
Il racconto di Wedekind, del 1900, rappresenta la trasposizione dellart pour lart nel campo delleducazione. Le giovanissime ospiti di un collegio della Turingia vengono allevate trascurando lambito spirituale e concentrandosi su quello corporeo. Il rapporto delle insegnanti con le allieve consiste esclusivamente nellesempio e non prevede il dialogo. Le bambine vengono avviate alla danza, al canto, alla recitazione, ma non viene trasmesso loro alcun valore: la loro identità individuale è sacrificata a una collettività indistinta. Nelle intenzioni di Wedekind, doveva essere solo la prima sezione di un progetto più ampio, che prevedeva un seguito e una parte sulleducazione dei ragazzi. Quello che abbiamo è dunque lembrione di unutopia, di cui sarebbe stato bello leggere il seguito, e di cui è significativo anche il fatto che sia rimasta incompiuta.
Chiudiamo con un maestro la cui lezione è rimasta inascoltata. Goethe coltivò per tutta la vita il progetto della Bildung, il processo di formazione della persona umana pensata in continuità con linfinita metamorfosi della natura. Un ideale concepito in chiave anti-illuministica e incarnato, oltre che da Faust, da Wilhelm Meister. I suoi «anni di viaggio» proseguono gli «anni di apprendistato» raccontando la seconda parte della sua vita. Il viaggio diventa la grande metafora delleducazione. Wilhelm percorre le strade del mondo in compagnia del figlioletto, che sente il dovere di educare nel migliore dei modi e che finirà per affidare a un istituto pedagogico di ispirazione utopistica, dove il cristianesimo è preso a modello etico ed estetico. Ma anche lui stesso continua a imparare dalle infinite suggestioni, allusioni, incontri, lettere, racconti, allegorie, simboli, che affollano il suo cammino e lo guidano nel segno della nostalgia, il familiare richiamo di una lontana patria nel cosmo.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.