Premafin, i raggi X della Consob su Sator e Palladio

Sator e Palladio procedono nella battaglia contro Unipol-Mediobanca per il controllo di Fonsai, prorogando la propria offerta ma Consob apre un dossier sul fronte da cui combattono Matteo Arpe e Roberto Meneguzzo. A fare scattare l’allarme è stata la lettera che i due fondi di private equity hanno inviato a Premafin e alla Consob, ma non all’Isvap, intimando ai consiglieri della finanziaria di valutare la propria offerta, pena il rischio di essere trascinati in tribunale per «gravi irregolarità» ai sensi dell’articolo 2409 del Codice Civile. Un sasso nei vetri dell’Authority di Giancarlo Giannini, che non ne era informata, ma prima di tutto una situazione da passare ai raggi X per la Consob. Visto che, in caso di società quotate, per presentare l’esposto occorre possedere perlomeno un ventesimo del capitale: in pratica Arpe e Meneguzzo dovrebbero essere soci di Premafin con il 5%, ma di tale quota non c’è alcuna traccia sugli schermi di Giuseppe Vegas. Ecco perché ieri si accavallavano le voci sulla possibile liaison tra Sator-Palladio e Vincent Bolloré è, il finanziere bretone, che è anche socio di Mediobanca, aveva acquistato il 5% di Premafin ai tempi del fallito accordo tra i LIgresti e Groupama. Altri parlano invece di contatti con Paolo Ligresti. Il flottante di Premafin è comunque scarso, visto il 50% in mano alla famiglia Ligresti e il 20% bloccato da vent’anni nei trust caraibici riferibili all’ingegnere sicliano. Manca inoltre qualsiasi certezza che il denaro promesso dai due sfidanti sia ritenuto dall’Isvap sufficiente per «certificare» il percorso di salvataggio di Fonsai e quindi offrire alla Consob la clausola per sollevare il compratore dall’obbligo di Opa.
Il rompicapo sottrae ulteriore spazio alla tentazione di Premafin di ridurre l’aumento di capitale Fonsai. Non per nulla ieri l’ad di Unipol Carlo Cimbri ha premesso che «il miglioramento della solvency non dovrebbe avere alcun impatto sulle dimensioni» dell’operazione e poche ore dopo il direttore generale di Fonsai, Piergiorgio Peluso, ha definito «prematuro» qualsiasi ragionamento in merito. Unipol si adeguerà ma, ha proseguito Cimbri, le valutazioni non si fanno come «nel calcio minuto per minuto» ironizzando sui contorni «epistolari» assunti dalla battaglia.

La mina è stata affidata ai legali di Premafin che, con tutta probabilità, farà slittare a fine mese il cda di venerdì prossimo sul bilancio vista la necessità di dare modo all’advisor Maurizio Dallocchio di svolgere gli impairment test sulla quota in Fonsai: le azioni sono in carico (come partecipazioni strategiche) a 7,4 euro contro gli 1,3 euro (+2,67%) segnati ieri in Borsa. La holding ha infine chiesto, come previsto, alle banche una lettera non vincolante in cui confermino la disponibilità alla rinegoziazione dell’esposizione.

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