Il premier apre al dialogo: "Tendo mano a tutti"

Berlusconi da Arcore: "Vedremo come risponderà l’opposizione. Io a riposo? Ho già avuto 17 incontri". I suoi fedelissimi: "È di buon umore e molto positivo". Stasera cena con Bossi. Intanto i pm contestano la prognosi: "Nessun rinvio, risponda ai giudici"

Il premier apre al dialogo: "Tendo mano a tutti"

Roma - «Io una mano voglio tenderla davvero e ho già fatto un primo passo. Ora stiamo a vedere quale sarà la risposta dall’altra parte». Ci spera da tempo. Ma stavolta Silvio Berlusconi ci crede un po’ di più, convinto com’è che l’ultima uscita di Massimo D’Alema e il passo indietro di Rosy Bindi rappresentino «un segnale importante». Perché aprire davvero un fronte di dialogo con l’opposizione moderata, tagliando fuori i giustizialisti capitanati da Antonio Di Pietro, rimane il suo obiettivo principale.

È questa la linea guida che ripete di continuo, al telefono, ma anche di persona, ad amici ed esponenti del Pdl che vanno a trovarlo a Villa San Martino. E poco importa, per il Cavaliere («sono venuto qui per riposarmi ma ho avuto in poche ore già diciassette appuntamenti», afferma col sorriso a tarda sera), se siano tante, forse troppe le visite a domicilio, secondo i medici che seguono da vicino la sua convalescenza. Ma «è fatto così e non cambierà certo in questa fase», rimarca un ministro a lui vicino.

Così, nonostante il dolore alla punta del naso e la lunga ricostruzione ai denti a cui dovrà sottoporsi, il premier adesso «sta meglio». Lo riferisce la figlia Marina, lo conferma Paolo Bonaiuti al Gr Parlamento: «Il presidente sta molto meglio, è rinfrancato». E nonostante «il colpo durissimo, i dolori stanno rallentando e l’uomo riprende contezza della sua forza». Tanto da aggiungere: «Posso testimoniare quanto sia determinato e positivo il suo atteggiamento». Quadro psicologico che viene tracciato può o meno da tutti gli interlocutori avuti dal capo del governo nella prima giornata trascorsa interamente ad Arcore, dopo il ricovero al San Raffaele: «L’abbiamo trovato di ottimo umore, reattivo, quasi come non fosse successo nulla, nonostante gli evidenti cerotti sul viso». Giornata scandita dal pranzo con i figli e dalle visite, tra gli altri, di Gianni Letta, Niccolò Ghedini, Fabrizio Cicchitto, Claudio Scajola, Giorgia Meloni, Maurizio Lupi, Laura Ravetto, Luigi Casero e Gianfranco Miccichè (con cui analizza pure la situazione politica in Sicilia, dove il Pdl “ufficiale” è rimasto fuori dal governo presieduto da Raffaele Lombardo).

E senza dimenticare, ci mancherebbe, la telefonata di Gianfranco Fini, che ha voluto sincerarsi delle sue condizioni di salute, concordando di vedersi prima di Natale. Oltre alla chiamata del presidente egiziano, Hosni Mubarak, e al via vai di messaggi e pacchi dono, fatti recapitare alla portineria della sua residenza. Un canovaccio di incontri e strette di mani che dovrebbe ripetersi anche oggi, quando a cena arriveranno Umberto Bossi, Giulio Tremonti e Roberto Calderoli.
Insomma, «Berlusconi si sente confortato dall’affetto che sta ricevendo da ogni parte», riferisce un esponente del Pdl ieri a Villa San Martino, «e non ha alcuna intenzione di rimanere a guardare in silenzio». Ecco perché, dinanzi alla ribadita disponibilità a trovare un punto d’incontro con il centrosinistra, Berlusconi ribadisce comunque che «spetta innanzitutto alla maggioranza, che ha numeri a sufficienza, realizzare le riforme promesse agli elettori, che devono andare avanti di pari passo con quelle sulla giustizia».

Per capirci, due binari paralleli, per un accordo possibilmente complessivo. E in ogni caso, fanno notare a Palazzo Grazioli, deve «finire l’andazzo» attuale.

Perché «soltanto quando sarà stato ricostruito il rispetto vero il presidente e il suo governo si potrà riaprire il dialogo, indispensabile per bloccare la spirale continua di odio che genera violenza». Si vedrà. Nell’attesa, prosegue la processione della maggioranza, sotto la neve di Arcore.

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