Il presidente non va alla prima E scrive a Ciampi

Gianandrea Zagato

L’anno scorso se ne andò perché al dopo-Scala gli era stato riservato un posto al tavolo numero 36 e non a quello d’onore. Rischio che stavolta Filippo Penati non corre. Se ne resterà infatti a casa, davanti alla televisione in compagnia della moglie, Rita, e dei figli, Simone e Ilaria. Quadretto familiare di domani del presidente della Provincia. Che sceglie di non indossare lo smoking per frequentare la prima scaligera dell’Idomeneo di Mozart. Decisione annunciata con tanto di lettera al Capo dello Stato, Carlo Azeglio Ciampi: una paginetta resa prontamente pubblica dall’ufficio stampa di via Vivaio, dove il diessino fa sapere che «non sarà presente». Motivo? No cda, no party.
Sì, l’inquilino di Palazzo Isimbardi diserta l’appuntamento clou nel teatro simbolo dell’eccellenza del modello Milano perché «la Provincia è stata esclusa dal cda della Scala». Esclusione che, commenta Penati, «porta un grave danno alla Scala stessa: al più famoso teatro lirico del mondo, in questo momento, avrebbe giovato molto di più la partecipazione di tutti i soggetti disposti a dare un contributo importante al suo rilancio». Tesi davvero singolare: la Provincia, come spiegato in una lettera di Gabriele Albertini a Penati, resta fuori dal cda perché il numero dei membri non è stato ampliato e, soprattutto, perché l’impegno economico dell’ente di via Vivaio non è stato all’altezza. Dati di fatto che l’ex sindaco dell’ex Stalingrado d’Italia non sembra voler ancora afferrare. E così fa sapere al presidente Ciampi che «recentemente è stato impedito all’istituzione da me rappresentata di contribuire alla sua crescita e di avere un ruolo nella Fondazione che la gestisce».
Valutazione che, evidentemente, non è però condivisa all’interno della sua giunta: il suo vice, Alberto Mattioli, e l’assessore alla Cultura, Daniela Benelli, saranno infatti presenti alla prima. Con loro anche Vincenzo Ortolina, presidente del consiglio provinciale.

Non lasceranno vuoto il palco riservato alla Provincia: forse, chiosa Forza Italia, «per non sprecare quei biglietti che, con quelli delle altre rappresentazioni, costano ai cittadini milanesi parecchie decine di migliaia di euro l’anno».

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