Un terrorista con passaporto americano cerca di sfuggire alla cattura, spara all'impazzata ammazzando una guardia e viene riacciuffato. Fa parte della cellula a stelle e strisce di Al Qaida che si annida nello Yemen, composta da predicatori del terrore, ex criminali convertiti all'islam e cittadini americani che hanno sposato donne del posto attratti dalla rete di Osama bin Laden.
Non solo: Sharif Mobley, l'americano di Al Qaida catturato dagli yemeniti, ha lavorato in due centrali nucleari negli Stati Uniti.
Ventisei anni, di origine somala, Mobley sarebbe stato preso la scorsa settimana nella capitale dello Yemen, San'a, durante una retata antiterrorismo. Probabilmente ferito, ha tentato di fuggire da un ospedale dove lo avevano ricoverato sparando come un pazzo. Un agente di guardia è stato ucciso, ma le forze di sicurezza sono riuscite a riacciuffare il terrorista.
Così è venuta alla luce la sua cattura, punta dell'iceberg delle cellule del terrore "americane" nello Yemen. Nato a Buena, nel New Jersey, viene ricordato dai compagni di liceo come un patito di arti marziali e wrestling. Nel 2002 si diploma e inizia a radicalizzarsi. A un suo compagno di classe, che parte militare per l'Irak, urla: «Vai all'inferno assassino di musulmani!».
Nonostante l'istinto estremista, trova lavoro nelle centrali nucleari di Salem e Hope Creek. L'Fbi ha aperto un'inchiesta su Mobley, ma dalla compagnia che lo aveva assunto giurano che non ha mai infranto le stringenti regole di sicurezza per gli impianti nucleari.
Due anni fa inizia la deriva finale verso la galassia del terrore. Il giovane del New Jersey parte per lo Yemen, ufficialmente per studiare l'arabo. Sposato e con un figlio piccolo, aveva già organizzato pellegrinaggi nei luoghi santi musulmani in Medio Oriente. La madre ha ricevuto la sua ultima telefonata in gennaio dallo Yemen. Nella patria d'origine della famiglia bin Laden non è l'unico americano attratto dalla guerra santa islamica.
Secondo un rapporto del Senato Usa, nello scorso anno 36 ex criminali americani, convertiti all'islam in carcere, sono sbarcati nello Yemen. Alcuni hanno raggiunto i campi di addestramento di Al Qaida. Altri 10 americani, che avevano sposato donne yemenite e vivono nel Paese del Golfo, sono stati segnalati come possibile reclute dei terroristi.
Un paio di "volontari", respinti dai campi di addestramento perché inesperti, una volta rientrati negli Stati Uniti hanno cercato di compiere degli attentati. Nell'ottobre scorso Tarek Mehann è stato arrestato a Boston. Assieme al suo sodale Ahmad Abousamra voleva uccidere i soldati Usa in partenza per l'Irak e compiere stragi di civili nei supermercati a raffiche di mitra. L'Fbi li ha fermati in tempo.
La rete del terrore è alla disperata ricerca di reclute provenienti dagli Usa, che possono venir utilizzate per colpire l'America sul suo territorio. La Cia sospetta che ad attirare gli adepti e tirare le fila della cellula "americana" sia il predicatore del terrore Abu Bakr al-Awlaki. Classe 1971, nato nel New Mexico, per anni musulmano modello negli Stati Uniti, è rifugiato nello Yemen. Al Awlaki è sospettato di aver fatto il lavaggio del cervello al giovane nigeriano di buona famiglia che lo scorso Natale ha cercato di far saltare in aria a Denver il volo proveniente da Amsterdam. Il cattivo maestro dell'islam aveva una fitta corrispondenza via posta elettronica con il maggiore dell'esercito Usa Nidal Hassan, che lo scorso anno ha ucciso 13 dei suoi commilitoni a Fort Hood in Texas.
Non solo: Al Awlaki è stato il mentore spirituale di Nawaf al-Hazmi e Khalid Almihdhar, due terroristi suicidi dell'11 settembre. Un terzo, Hani Hanjour, seguiva i suoi sermoni.
Un'altra cellula di "americani" di Al Qaida esiste in Somalia. Un anno fa una ventina di giovani di Minneapolis con origini somale sono partiti per il Corno d'Africa andando a combattere con gli Shebaab, i talebani del posto.
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