Nepal, cinque italiani morti. Ansia per altri 5: "Sono vivi"

"Impegnati in un percorso senza connessione, oggi nuovi contatti". La Farnesina accende le speranze, ma si aspetta un segnale chiaro

Nepal, cinque italiani morti. Ansia per altri 5: "Sono vivi"
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Si cerca ancora, ma non si spera più. In Nepal il conto della tragedia del maltempo che ha ucciso una decina di alpinisti di cinque Paesi, sta assumendo contorni definitivi. Il bilancio, per l'Italia che paga il conto più grave, parla di tre morti identificati e due uomini ancora formalmente dispersi, per cui, però, le speranze sono sempre più lievi. Ci sono poi altri cinque italiani che sono ancora irraggiungibili al telefono. Si tratta di un gruppo di escursionisti di Como, partiti con un'agenzia di Milano. Il loro trekking, nella zona del Makalù, dovrebbe terminare oggi, quando sono attesi in una zona dove potranno trovare ricezione telefonica. Si troverebbero, quindi, lontano dalle zone colpite dall'eccezionale ondata di maltempo anticipato che ha sconvolto programmi, sogni, vite. Per loro si attende oggi un contatto, in modo da poterli escludere con certezza dal bilancio già drammatico di queste ore.

Questa è la speranza del consolato generale di Calcutta: l'ambasciatore Riccardo Dalla Costa, responsabile anche per il Nepal è arrivato ieri a Kathmandu ed è in costante contatto con la Farnesina e con la console onoraria Pratima Pande. Nel frattempo le salme del 28enne milanese Alessandro Caputo, studente e maestro di sci, e del 45enne vicentino Stefano Farronato, arboricoltore e grande esperto di montagna, sono state trasportate a Kathmandu. Sono loro i primi due ad essere stati ritrovati, tre giorni fa, alle pendici del monte Punbari (6.883), nella zona del Manaslu: erano nella loro tenda a campo 1, in attesa che la bufera gli permettesse di riprendere la discesa con gli sci. Fondamentale per individuarli è stato Valter Perlino, 65enne di Pinerolo che era sceso a valle per un problema al piede che gli impediva di calzare gli scarponi. Dopo essere stato evacuato in elicottero è tornato sul monte e, con lucidità e coraggio, ha guidato i soccorritori fino a quel campo, quando purtroppo era già stato spazzato via dalla valanga.

La terza vittima è, invece, il 41enne fotografo abruzzese, ex sindaco di Fara San Martino, Paolo Cocco: ora si trova a valle, all'ospedale degli stranieri e la sua sorte è legata alla decina di alpinisti internazionali impegnati più a ovest, nella zona dello Yulang Ri (5630) e del Dolma Khang, quota 6.332. Al campo base di queste due cime una valanga ha spazzato via ogni cosa. I primi conti della tragedia sono stati gestiti dagli sherpa sopravvissuti. Ed è proprio da qui che mancano all'appello due italiani: sono Marco di Marcello, biologo 37 enne residente all'estero e il 29 enne altoatesino Markus Kirchler di San Genesio. Il Gps di Di Marcello continua a trasmettere una posizione in movimento. Secondo alcuni esperti, purtroppo, questo può accadere ma non significare che l'uomo sia vivo, soprattutto dopo giorni all'addiaccio. Al contrario e comprensibilmente, la sua famiglia continua a sperare: "Ci crediamo, ha scavato un riapro, lui è forte". A Bolzano, invece, sono in molti a ricordare Markus - riflessivo e determinato - dando ormai per certa la sua scomparsa anche se il suo corpo non è stato trovato né identificato.

Secondo i dati ufficiali del dipartimento del Turismo nepalese, sono 28 le autorizzazioni concesse agli "alpinisti" italiani per questo autunno, mentre sarebbero 2.705 i permessi accordati all'Italia per escursionismo. La recente decisione del dipartimento del turismo del Nepal di aprire altre montagne all'alpinismo, in zone remote dell'Himalaya, ha provocato un boom di agenzie specializzate nell'organizzare le spedizioni. Come sempre accade, alcune agenzie sono più no frills per non dire spregiudicate di altre. Da luglio scorso, però, il Nepal è diventato ancora più accessibile se si sceglie un itinerario a più basse quote.

Una misura a doppio taglio: da una parte è utile a fornire fiato all'economia e alternative all'overtourism di alcuni luoghi, dall'altro fornisce terreno di caccia ad organizzazione non ancora rodate nella logistica e, per conseguenza, nella sicurezza. In questo caso, però, è il maltempo, imprevisto ed anticipato, rispetto al calendario, ad aver anticipato le sue mosse e il suo respiro di morte.

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