Paradosso Elly: il referendum può bruciare proprio lei

L’ex segretario del Ppi Castagnetti: "La Schlein purtroppo non ascolta nessuno"

Paradosso Elly: il referendum può bruciare proprio lei

«Ma come si può puntare tutto sul referendum sulla giustizia nello scontro con la Meloni?»: la domanda viene spontanea a Pierluigi Castagnetti, già segretario dei Popolari e uno dei padri dell'Ulivo e del Pd. Il personaggio, uno dei pochi ammessi al cospetto di Mattarella, è pensieroso mentre sorseggia un espresso al caffè da Vittorio, dependance romana del famoso ristorante di Bergamo, all'esterno del palazzo che ospita l'Hotel dell'Oriente Express a Roma. Probabilmente l'interrogativo se lo pone mezzo Pd e non solo. «Anche perché - continua il suo ragionamento Castagnetti - è probabile che vincano i sì alla riforma. Il problema della Schlein è che non percepisce la realtà. Dovrebbe leggersi la lezione che ha dato sulla separazione delle carriere di giudici e pm Augusto Barbera su Il Foglio». Ed ancora: «Non ho un giudizio positivo della Schlein, ma lì ha sbagliato Franceschini pensando che appoggiandola poi l'avrebbe ascoltato. Lei purtroppo non ascolta nessuno».

Castagnetti nel suo ragionamento coglie una questione di non poco conto: è stata una mossa accorta scegliere la giustizia come terreno di battaglia per dare la spallata alla Meloni? Perché politicizzando lo scontro è ovvio che chi sarà sconfitto finirà, al di là delle cautele di oggi, per essere gettato dalla torre. È un po' la logica di quella strofa della canzone di Eminem: «you only set one shot, hai un solo colpo. Un approccio romantico che usato in politica diventa pericoloso come un paradosso. Il paradosso Schlein: prepara la trappola per la Meloni ma poi rischia di finirci dentro.

Il rischio non lo nega nessuno. Anche una delle eminenze grigie di Elly, Igor Taruffi, ribattezzato Tarufenko, lo ammette anche se spiega come lo scontro fosse obbligato. «Che dovevamo fare? - si interroga - sono loro che hanno fatto riforma e referendum. A noi non è rimasto che opporci e politicizzarlo. È un rischio per Elly ma anche per la Meloni. Le guerre si vincono battaglia dopo battaglia. Lo dice uno che è nato sulla linea gotica dove furono battuti i nazisti». Mentre Roberto Speranza, uno dei leader del correntone pro-Elly, condivide il concetto dell'inevitabilità del duello ma non nasconde che chi conduce il gioco è la Meloni. «È stato il centrodestra - osserva - a scegliere il terreno di battaglia. Potevano andare fino in fondo sul premierato. Hanno preferito la giustizia».

Una circostanza che dovrebbe consigliare prudenza al vertice del campo largo, spingerlo a restare nel merito della riforma, a non politicizzare troppo il referendum, a scegliere un altro argomento per il duello rusticano come ha fatto Mamdani puntando sulla casa a New York. Napoleone diceva che «la scelta del terreno è tutto», per non parlare di Sun Tzu, il generale cinese caro a D'Alema che nell'«Arte della guerra» sostiene: «Chi occupa per primo il campo di battaglia e attende il nemico, sarà a suo agio». E infatti se si analizzano le opzioni che il centrodestra aveva di fronte ci vuole poco a capire che la riforma della giustizia per la Meloni era la meno pericolosa: il «premierato» l'avrebbe tirata in ballo in prima persona; la riforma della giustizia, invece, è una bandiera di Forza Italia e della Lega. In caso di sconfitta nessun alleato potrebbe rimproverargli di aver puntato su questa battaglia.

Discorso che non si può fare per la Schlein che ha reso il referendum la madre di tutte le battaglie. «È una scelta politica - confessa il piddino Stefano Graziano - fare un referendum sul governo che ha le sue conseguenze».

Un ragionamento che nel centrodestra viene raccolto. «La Schlein- sostiene una delle teste d'uovo di Palazzo Chigi, Francesco Filini - commette una follia. Se politicizzi e perdi paghi in prima persona». «Sta mettendo - rimarca il leghista Candiani - la testa sul ceppo».

Nell'indeterminatezza del risultato tremano tutti.

E c'è pure chi trema per una campagna referendaria che si preannuncia violenta. «Cosa farà la magistratura?» si chiede il forzista Cattaneo: «L'inchiesta siciliana è solo l'inizio. Ce ne saranno mille da qui al referendum».

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